ROMA – La vendita di Gedi non è più un’ipotesi. E l’agitazione interna a Repubblica e La Stampa – le due principali testate del gruppo – sembra un segnale inequivocabile. Dopo aver appreso che la trattativa tra John Elkann e l’armatore greco Theodore Kyriakou è in stato avanzato, il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari ha indetto uno sciopero fino al 13 dicembre, mentre al giornale torinese prosegue l’assemblea permanente.
La trattativa
Negli ultimi mesi, la proprietà del gruppo Gedi ha provato a smentire le indiscrezioni sulla cessione circolate online. Poi, il 7 dicembre, un portavoce dell’azienda editoriale – che fa capo alla holding Exor di John Elkann – ha scoperchiato il vaso di Pandora ufficializzando che è in corso “una trattativa in esclusiva con il gruppo greco Antenna”, guidato da Kyriakou. In realtà, la dichiarazione serviva a negare, proprio in virtù dell’esclusiva con Antenna, che fossero vere le voci di una trattativa parallela con Lmdv, la holding di Leonardo Maria Del Vecchio. La mancanza di trasparenza di Gedi ha fatto infuriare le rappresentanze sindacali delle testate del gruppo.
Il gruppo Antenna
Con una rete di canali televisivi e radiofonici radicata in buona parte dell’Europa centrale, il gruppo mediatico greco Antenna – fondato nel 1989 e controllato dalla famiglia Kyriakou – sta accelerando la propria strategia di espansione, puntando a rafforzare la sua presenza nel settore dell’informazione e ad aprire un nuovo fronte nel panorama dei media italiani.
Chi è Kyriakou
L’armatore greco Theodore Kyriakou, a capo di Antenna Group ed erede di una delle famiglie più influenti della marina mercantile ellenica, è considerato una figura controversa per il forte intreccio tra potere economico, media e relazioni politiche internazionali. Il suo interesse per il gruppo Gedi ha riacceso i timori sul pluralismo e sull’indipendenza dell’informazione in Italia.
La Stampa in assemblea permanente
Il sito della Stampa non è stato aggiornato fino alle 7 di giovedì 11 dicembre e il giornale non è uscito in edicola il 12. “Una decisione sofferta”, ha scritto il Comitato di redazione in una nota. “Presa a termine di una lunga assemblea”, che ora continua in forma permanente. “La redazione metterà in campo tutte le sue forze per difendersi con ogni mezzo da quello che considera un attacco senza precedenti alla sua dignità e a 150 anni di storia”, si legge nel comunicato.
Repubblica in sciopero
L’assemblea dei giornalisti di Repubblica ha espresso “sconcerto per la cessione dell’azienda a un acquirente straniero senza un progetto industriale noto”. Il Cdr del giornale ha proclamato lo stato di agitazione, sospendendo le iniziative speciali e avviando un primo ciclo di cinque giorni di sciopero, con il quotidiano e il sito fermi per 24 ore. I giornalisti di Repubblica chiedono ai vertici Gedi “garanzie su occupazione e identità del giornale” e annunciano una stagione di mobilitazione, appellandosi a forze sociali, politiche e ai lettori.
La mossa del governo
Alberto Barachini, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’informazione e all’editoria, ha convocato i vertici di Gedi e i comitati di redazione di Repubblica e La Stampa per affrontare la questione relativa alla vendita del gruppo. L’invito è arrivato dopo che le opposizioni hanno chiesto all’esecutivo di riferire in Parlamento sulla vicenda, con la segretaria del Pd Elly Schlein che parlato di “di smantellamento di un presidio fondamentale della democrazia”. E con il passare delle ore anche molti esponenti della maggioranza hanno chiesto a Gedi garanzie sul futuro dei lavoratori delle testate.


