Gli ostaggi di Hamas liberati a Tel Aviv. | foto Ansa

Negoziati di Israeleper modificare la lista degli ostaggi da rilasciare

Ultimo giorno della tregua con Hamas Ospedali al collasso nella Striscia

TEL-AVIV – “Problematica”. Così è stata definita da Israele la lista degli 11 ostaggi che dovrebbero essere liberati da Hamas oggi, 27 novembre, in quello che è il quarto e ultimo giorno di tregua del conflitto. A riportarlo è il Wall Street Journal, citando fonti governative egiziane. L’ufficio del premier israeliano Benyamin Netanyahu ha dichiarato che sono in corso “intensi negoziati” e “discussioni” sugli ostaggi che dovrebbero essere rilasciati oggi. Anche Hamas ha contestato la lista dei detenuti nelle carceri israeliane in attesa di liberazione: nello specifico, mancherebbero all’appello alcune persone arrestate prima del 7 ottobre scorso.

Le complicazioni sul rilascio degli ostaggi israeliani

Con quest’ultimo gruppo si completerebbe l’elenco dei 50 ostaggi da rilasciare durante la tregua di quattro giorni, che potrebbe essere estesa. Il premier israeliano Netanyahu, infatti, ha parlato col presidente statunitense Joe Biden dell’esistenza di un “un piano d’intesa che prevede la liberazione di 10 ostaggi per ogni giorno ulteriore di tregua”. Secondo il Wall Street Journal, ulteriori trattative sul rilascio degli ostaggi sono state intavolate anche da Egitto e Qatar, che stanno mediando per estendere la tregua e far includere anche uomini anziani tra gli ostaggi rilasciati. Il primo ministro del Qatar, lo sceicco Mohammed Bin Abdulrahman al-Thani, ha dichiarato al Financial Times che, per permettere l’estensione del cessate il fuoco temporaneo, Hamas deve localizzare decine di ostaggi, tra cui donne e bambini, detenuti da civili e fazioni nella Striscia di Gaza. Il giornale statunitense aggiunge inoltre che Hamas ha rifiutato di prendere in considerazione il rilascio di uomini israeliani non anziani, anche se civili.

Gli ospedali al collasso nella Striscia

La situazione nella Striscia continua a essere drammatica. Il direttore generale degli ospedali di Gaza Mohammed Zaqout denuncia che gli ospedali del Nord “Non hanno ricevuto carburante durante la tregua”. Per Zaqout, “gli ospedali da campo hanno bisogno dai cinque ai sette giorni per iniziare a funzionare”. L’sos viene lanciato anche da Medici senza frontiere (Msf), secondo cui “I bisogni umanitari nel Sud di Gaza sono immensi”. “È difficile descrivere ciò che ci circonda. Non c’è carburante, non si può cucinare, non c’è abbastanza acqua potabile”, ha commentato Nicholas Papachrysostomou, coordinatore per l’emergenza di Msf a Gaza, entrato nella Striscia lo scorso 14 novembre. “I rifiuti si accumulano ovunque, e gli sfollati interni sono tantissimi”, ha aggiunto. È arrivato anche l’inverno, di notte fa freddo e non ci sono coperte, vestiti caldi e materassi”. 

Alessandra Bucchi

Sono laureata in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali con una laurea magistrale in Conflitti, Studi Strategici e Analisi di Politica Estera. Ho anche fatto un tirocinio presso un'agenzia di marketing digitale.