Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. / Foto Ansa

Netanyahu: "Assumeremola responsabilità dellasicurezza di Gaza"

Nuovo scontro Guterres-Israele Salta l'accordo di pace all'Onu

GAZA CITY – La risoluzione del conflitto in Medio Oriente sembra ancora lontana. Ieri, lunedì 6 novembre, al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è saltata ancora una volta l’intesa ed è stato subito scontro con Israele. “Gaza è un cimitero di bambini”, ha denunciato Antonio Guterres, segretario dell’Onu. Dal fronte, la risposta israeliana non si è fatta attendere. “Vergognati”, ha replicato il ministro degli Esteri israelinao Eli Cohen. Un botta e risposta che ha allontanato sempre più l’accordo sulla risoluzione del conflitto tra Israele e Hamas. Dopo due ore di discussioni a porte chiuse ciascuna potenza è rimasta ferma sulle proprie convinzioni. Gli Usa hanno chiesto pause umanitarie mentre molti altri membri hanno invocato un cessate il fuoco immediato per fornire aiuti e prevenire ulteriori vittime nella Striscia di Gaza. Intanto, l’Alto Commissario Onu per i diritti umani Volker Türk, inizia oggi, 7 novembre, una visita di cinque giorni in Medio Oriente. “Le violazioni dei diritti umani sono alla base di questa escalation sono centrali nel trovare una via d’uscita da questo vortice di dolore”, ha spiegato il Commissario in un comunicato.

Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres. | Foto Ansa.

La responsabilità di Israele su Gaza 

Da Israele il premier Benjamin Netanyahu ha annunciato che il suo Paese avrà “la responsabilità generale della sicurezza” della Striscia di Gaza “per un periodo indefinito” una volta terminata la guerra con Hamas. “Quando non abbiamo questa responsabilità in materia di sicurezza, vediamo l’esplosione del terrore di Hamas su una scala che non potevamo immaginare”, ha spiegato il premier, durante un’intervista a Abc News.

Il piano in cinque punti di Ursula von der Leyen

Dall’Europa arriva una risposta concreta, evocata dalla presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen, per la fine del conflitto. Durante l’incontro annuale con gli ambasciatori Ue ha presentato un piano di pace in Medio Oriente per arrivare alla soluzione di “due Stati”. L’Europa deve giocare un ruolo fondamentale per il futuro delle regioni orientali e la soluzione, per la von der Leyen è in cinque punti. Tra i punti presentati c’è la possibilità di creare “una missione di pace internazionale sotto l’influenza dell’Onu”. Per Von der Leyen, ci dovrebbe essere un’autorità palestinese che dovrebbe goveranare uno Stato palestinese. Allo stesso tempo, Israele non dovrà dislocare “le sue forze di sicurezza” a Gaza. Gli ultimi due punti prevedono che non ci possa essere alcuna “espulsione del popolo palestinese da Gaza” e che “l’embargo” ai danni della Striscia debba terminare. Von der Leyen ha poi ricordato il diritto di Israele a difendersi in linea con le leggi umanitarie. La presidente ha ribadito che dall’Unione Europea sono in arrivo 25 milioni di euro di aiuti umanitari a Gaza.

La, Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen e il Re di Giordania, Abdullah II. | Foto Ansa

Ursula Von der Leyen incontra Re Abdullah II

Oggi, von der Leyen a Bruxelles ha incontrato il re della Giordania, Abdullah II. La discussione ha riguardato la situazione attuale in Medio Oriente e il ruolo fondamentale della Giordania nel garantire la stabilità tra i Paesi orientali. In un tweet, la presidente ha ribadito la sua posizione sul divieto di sfollamento forzato dei palestinesi da Gaza e il sostegno dell’Ue per la soluzione dei due Stati. “La Giordania è un partner strategico dell’Ue, ho annunciato un pacchetto di oltre 900 milioni di euro a sostegno del Paese”, ha scritto. 

Giulia Mutti

Nata in Toscana, lì dove le Apuane si affacciano sul mar Tirreno, sono laureata in Lettere all’università “La Sapienza” di Roma. Nella città eterna, ho maturato interessi in campo letterario e giornalistico, strade che ho scelto di seguire con perseveranza e dedizione. Appassionata, da sempre, di temi di attualità e politica, ritengo che i fatti, di per sé, non esistano senza le motivazioni e i sentimenti degli uomini che li governano.