Palestinesi trasportano una vittima dei bombardamenti a Gaza | Foto Ansa

A un mese dalla guerraGaza è sotto assedio10mila morti nella Striscia

Idf: "Presa roccaforte di Hamas" Netanyahu: "Nessun cessate il fuoco"

GAZA  CITY – Un mese dopo l’attacco di Hamas a Israele, Gaza City è circondata e la Striscia divisa in due. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è stato chiaro: “Nessun cessate il fuoco senza la liberazione degli oltre 200 ostaggi catturati lo scorso 7 ottobre”. L’obiettivo militare è sottrarre il controllo dei territori palestinesi ai terroristi di Hamas.

Il fronte militare, l’esercito israeliano avanza

Prosegue l’avanzata dell’esercito israeliano, impegnato nelle ultime ore in uno scontro nei pressi dell’ospedale Al-Quds di Gaza City. In risposta alla denuncia di Hamas, che accusava Israele di aver bombardato la struttura, il portavoce dell’Idf Daniel Hagari ha spiegato su X che l’attacco è stato indirizzato ai “terroristi di Hamas che erano sistemati in un palazzo vicino all’ospedale”. Hagari ha annunciato inoltre la conquista di una roccaforte di Hamas nel nord della Striscia. “All’interno – ha spiegato – sono stati trovati lanciatori di missili, armi e materiale di intelligence”. 

L’emergenza umanitaria

Secondo Hamas, i morti palestinesi hanno raggiunto quota 10 mila. Tra questi, oltre 4 mila sarebbero bambini. Ieri, 6 ottobre, il segretario di Stato americano Antony Blinken, in missione in Turchia, ha auspicato pause umanitarie. Queste, tuttavia, secondo Netanyahu aiuterebbero Hamas a riorganizzarsi. Il primo ministro israeliano, pertanto, ha aperto alla possibilità di “brevi pause tattiche per consentire il transito degli aiuti umanitari”.

Israele in lutto, tra il ricordo e le proteste

A un mese esatto di distanza dall’aggressione di Hamas, Israele ha osservato un minuto di silenzio. Il pensiero del popolo israeliano è rivolto agli ostaggi e alle 1400 vittime del conflitto ancora in corso. Nonostante la giornata di lutto nazionale, il primo ministro Netanyahu non viene risparmiato dalle polemiche. La scorsa settimana aveva addossato – tramite un post poi cancellato – la responsabilità dell’attacco subito interamente all’intelligence. Il primo ministro si è scusato formalmente per queste dichiarazioni. Nei giorni scorsi, tuttavia, secondo Haaretz Netanyahu avrebbe lasciato intendere che le cause dell’attacco vadano ricercate nella debolezza generata dalle proteste interne per la riforma della giustizia. L’86% degli israeliani, però, incolpa proprio il primo ministro, che di fatto ha perso la fiducia dei suoi sostenitori, come testimoniato anche delle spaccature nel gabinetto di guerra.

Niccolò Maurelli

Laureato in scienze politiche e relazioni internazionali, grande appassionato di calcio e Formula 1. Cultura e sport sono gli ambiti che preferisco: quando sarò giornalista professionista, mi piacerebbe seguire i più grandi eventi sportivi internazionali.