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HomeCronaca “La barriera è oggettiva ma attenzione al periodo tra sottoscrizione e strike”

"La barriera è oggettiva
ma attenzione al periodo
tra sottoscrizione e strike"

Il parere dell'esperto Bisceglia

"Modo per recuperare le minusvalenze"

di Filippo Saggioro01 Ottobre 2025
01 Ottobre 2025

La filiale di Mediobanca Premier a Milano | Foto Ansa

I certificates sono strumenti finanziari complessi che vengono prodotti e proposti agli investitori dalle banche tramite i loro consulenti. Per capire meglio i meccanismi di questo tipo di investimento sempre più in voga e i suoi possibili rischi, Nicola Bisceglia ha spiegato a Lumsanews come si lavora con i certificati e cosa li rende così attrattivi per gli investitori.

Quale categoria di investitori è più attratta da questo tipo di investimenti?

“Sono quegli investitori che vogliono entrare nel mercato azionario senza comprare azioni o fondi perché li reputano troppo rischiosi. L’elemento più attrattivo per il cliente è la cedola mensile, ma questa è subordinata al sottostante, quindi bisogna stare attenti”.

Quali sono le spese e le commissioni per un investimento in certificates?

“Quando si sottoscrive un certificato si paga la commissione di compravendita, che ora con l’online è sotto all’1%, e una commissione di gestione molto alta, dal 4 all’8%, che però sconti il giorno in cui il certificato viene quotato in borsa. Per riassumere, i certificates hanno spese molto ridotte rispetto ai fondi, che prevedono le commissione continue, o management fee, che partono dall’1% annuo. Ovviamente se l’investimento in certificates porta un guadagno si paga la fiscalità, il 26%”.

Perché i certificates vengono considerati un investimento protetto? In cosa consiste la barriera di protezione?

“La barriera di protezione viene decisa dalla banca e solitamente è intorno al 50-60%. Il certificato ha un periodo di sottoscrizione, poi viene immesso sul mercato azionario e in quel momento si fa la “fotografia” del prezzo dei sottostanti che lo compongono. Se la barriera è del 50%, per ricevere le cedole mensili, tutti i sottostanti devono rimanere al di sopra della barriera”.

Considerando la tua esperienza diretta, questa barriera è una protezione reale o un fattore per lo più psicologico?

“La barriera è un dato oggettivo, il pericolo sta nel periodo che intercorre dal momento della sottoscrizione del certificato a quello della “fotografia”. Se in quel lasso temporale uno dei sottostanti ha una crescita esagerata senza fondamento o un crollo importante, è molto probabile che nei mesi successivi possa avere ribassi o rialzi importanti che farebbero fallire l’investimento”.

Oltre alla componente della protezione, i certificates attraggono gli investitori perché permettono di avere vantaggi fiscali. Di cosa si tratta?

“L’investimento in certificates è un modo per recuperare le minusvalenze nate dalla vendita in perdita di fondi. Molti investitori hanno perso investendo sui fondi e si sono trovati sul groppone alcune minusvalenze. Azioni e fondi vengono considerati troppo rischiosi per scommettere di nuovo, così le banche hanno inventato questi strumenti, con una barriera di protezione, che permettono di recuperare queste minusvalenze. Anche le cedole sono convenienti perché non sono interessi, ma un anticipo sul guadagno, quindi non sono tassate”.

Gli ultimi dati di Bankitalia dimostrano che dalla seconda metà del 2024 gli investimenti in certificates sono in calo. Perché si investe meno in questi strumenti?

“Considerando che i certificates sono strumenti complessi che vengono proposti dalle banche ai clienti, è probabile che abbiano avuto una frenata perché gli emittenti li propongono di meno. Le banche non spingono sui certificates quando non hanno più appeal come retrocessione di commissioni. Inoltre, ci sono sempre meno consulenti che spiegano bene al cliente il funzionamento di questi strumenti, che senza una spiegazione adeguata rimangono oggetti misteriosi per gli investitori”.

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