La Lego va in perditadopo dieci annie licenzia 1.400 addetti

"Troppo difficile crescere ancora" il numero uno Knudstorp mira al digitale

Anche la Lego soffre la crisi. Il colosso danese dei mattoncini, fondato 101 anni fa da Ole Kirk Kristiansen, ha segnato nell’ultimo semestre il suo primo segno rosso nella colonna dei ricavi da 10 anni a questa parte: nei primi 6 mesi del 2017 infatti Lego ha registrato un calo pari al 5% degli introiti, che comunque hanno fruttato 14,9 miliardi di corone danesi, pari a circa due miliardi di euro.

Negli ultimi anni il brand dei mattoncini si è sviluppato in tutto il mondo, con negozi, collezioni, videogame e film che, come ha dichiarato Jorgen Vig Knudstorp, neo-CEO della compagnia, “rende difficile crescere ancora”.

“Costruiremo una organizzazione più piccola e meno complessa in modo da raggiungere più bambini possibile. E questo avrà anche un impatto sui nostri costi”, aggiunge Knudstorp, che con questa frase ha segnato una ristrutturazione anche nel numero dei dipendenti, tagliato di 1.400 addetti. Circa l’8% dei 18.200 impiegati Lego nel mondo.

“Come risultato abbiamo premuto il tasto reset per l’intero gruppo” ha spiegato il numero 1 della compagnia, giunto al vertice da meno di un mese e con l’obiettivo di accelerare lo sviluppo digitale della compagnia a mattoncini: nel futuro della società, il nuovo social per bambini Lego Life e il nuovo programma di robotica per i più piccoli, denominato Lego Boost.

Lorenzo Capezzuoli Ranchi

Nato a Roma durante i mondiali di Italia ’90, è iscritto all'Ordine dei Giornalisti del Lazio, albo pubblicisti. Dopo una esperienza a New York, dove studia Broadcast Journalism alla New York Film Academy, torna nella Capitale per il Master in giornalismo della Lumsa. Estroverso, spigliato e gran chiacchierone, guarda al prossimo biennio col sorriso.