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L’associazione Ascosi Lasciti: “L’Italia ha un patrimonio sommerso immenso”

di Elisabetta Guglielmi09 Ottobre 2025
09 Ottobre 2025
Cristiano La Mantia

Cristiano La Mantia, presidente dell’associazione Ascosi Lasciti

Far conoscere “l’immenso patrimonio immobiliare sommerso”, “raccontando, informando e denunciando”. Questo è l’obiettivo dell’associazione culturale Ascosi Lasciti, che raccoglie a livello nazionale esperti in fotografia, giornalismo, storia, arte, architettura, creando un team eterogeneo di urbexer da ogni regione italiana. A parlarne a Lumsanews è Cristiano La Mantia, presidente dell’associazione. 

Come nasce Ascosi Lasciti?

“L’urbex è un’attività che fa parte di una subcultura, come quella di writers e artisti di strada. Ascosi Lasciti è un collettivo che nasce 15 anni fa dall’idea di Alessandro Tesei e Davide Galloni. Inizia a crearsi una rete di autori su tutto il territorio italiano. Da quasi sei anni è stata costituita l’associazione culturale per impostare un progetto di fondo”.

Quale è l’obiettivo a cui punta l’Associazione?

“Ascosi Lasciti non nasce per promuovere l’esplorazione urbana, anche perché questa si muove sul filo della legalità, ma per promuovere la valorizzazione del territorio. Non tutti coloro che si interessano di urbex rispettano i luoghi. Noi, invece, cerchiamo di darci un’etica e delle regole. Il nostro obiettivo è istruire le persone ad affrontare l’attività nel modo più corretto”. 

Regole, quindi, che possano rendere sicura l’esplorazione?

“Cerchiamo di far capire a chi si avvicina all’urbex che è importante darsi regole di rispetto e sicurezza. Si tratta di luoghi abbandonati, che possono essere pericolosi. Quello che è successo alla ragazza deceduta a Roma lo scorso aprile è la norma del pericolo che si corre in questi luoghi. Sul sito web abbiamo creato una categoria dedicata alle regole, per parlare della legalità nel mondo dell’urbex, con suggerimenti sull’abbigliamento”. 

Qual è il pubblico che si approccia all’urbex?

“L’Urbex è una tematica molto sentita e trasversale. Interessa sia adolescenti che adulti: da ingegneri ad archeologi, da storici ad artisti. Il nostro Paese è una terra che ha molta storia e i dati purtroppo ci dicono che abbandoniamo per ricostruire senza rivalutare quello che abbiamo”.

Un pubblico che però deve essere consapevole dei pericoli dell’esplorazione.

“L’urbex viene ormai praticata da tantissime persone che pensano di poter entrare nei luoghi come facciamo noi, ma non sanno cosa c’è dietro. C’è uno studio del territorio, per capire dove andare a camminare. La stessa categoria dell’urbex come subcultura viene superata perché ormai il pubblico in generale lo apprezza, se posto però come una forma d’arte”.

Una forma d’arte che, come ha anticipato, si muove sul filo della legalità.

“In Italia esiste la violazione di domicilio, ma non la violazione di proprietà privata. Se il domicilio è privato non si può entrare in quel luogo, sarebbe come entrare in casa della gente. Per la proprietà privata la legge in Italia combatte non l’ingresso vero e proprio nel luogo, ma tutto ciò che avviene in quel luogo. Noi utilizziamo il termine abbandono per definire lo stato di quel sito, ma non la proprietà. La proprietà c’è sempre, che sia privata o pubblica”.

Che cosa emoziona di un luogo abbandonato?

“Ci spinge la curiosità nella ricerca di storie di vita vissuta nel passato e storie del proprio territorio. Sono figlio di campeggiatori e l’esplorazione è innata in me. Come fotografo, poi, sono attratto dall’estetica dell’abbandono, dalla bellezza di questi posti. Ma c’è chi invece lo fa per per pura curiosità, chi non fa neanche fotografie e vive l’emozione del luogo”.

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