L’Egitto riparte da Mansour. Torna la calma in piazza Tahrir

Ugo Tramballi: “Ora la folla torna a casa per affrontare i veri problemi”

Il dopo Morsi è iniziato. Alle 10.30 di stamattina Adly Mansour, presidente della Corte Costituzionale – scelto dall’esercito come successore – ha giurato: sarà lui il nuovo Presidente egiziano. Il Paese delle piramidi ha la sua nuova guida, almeno per ora. Intanto, durante la notte disordini e appelli hanno agitato le strade del Cairo dove nei tafferugli tra pro e anti-Morsi sarebbero morte almeno 10 persone. Intanto, dopo l’arresto dei vertici della Fratellanza musulmana, il grande imam di Al Azhar e il papa copto-ortodosso si presentano, alle principali emittenti locali, a fianco dell’esercito. L’Onu mostra la sua preoccupazione e gli Usa auspicano il ritorno immediato alla democrazia.

L’arresto del primo presidente egiziano eletto democraticamente, rappresenta la tappa iniziale di un percorso obbligato che il Paese dovrà affrontare in tempi brevissimi. Tutti gli occhi sono puntati sulla regione del Nilo. Leader mondiali e media osservano da vicino il muoversi frenetico di un Egitto pronto a una svolta ma ancora troppo instabile per poter affrontare i problemi economici che continuano a tormentare la sua gente. Il popolo ha mandato a casa un governo che non ha saputo dare risposte e ora, nell’attesa del cambiamento, torna a casa e fa i conti con la povertà e la disoccupazione.
Lumsanews ha raggiunto Ugo Tramballi, inviato al Cairo per il Sole 24 Ore, che racconta le impressioni di un Egitto alla svolta.
Che aria si respira al Cairo in queste ore?
«Ormai piazza Tahrir è vuota. Il clima è ancora festoso – è appena passato un jet che ha liberato in aria i colori della bandiera egiziana – . Ma ora le persone cercano di tornare alla “normalità” di una vita che non offre grandi prospettive. I disagi economici continuano e si fanno sentire in maniera sempre più pressante; il tasso di disoccupazione è altissimo e tutto ciò non fa che aumentare il clima di insoddisfazione e violenza che da tempo turba il Paese».
Durante i tafferugli degli ultimi giorni, si sono verificati tanti casi che hanno visto centinaia di donne vittime di stupri e violenze.
«Sinceramente mi trovo in difficoltà a parlare di questo argomento, visto che vengo da un Paese, l’Italia, in cui sono uccise 2 donne al giorno. L’Egitto è sempre stato molto sicuro ma crisi e malcontento lo hanno fatto precipitare nell’anarchia – ultimamente non è raro vedere automobilisti correre contromano nelle autostrade principali! – .La Nazioneha condannato duramente questi atti di violenza cui non era abituato visto che qui il rispetto nei confronti delle donne è particolarmente sentito».
Quanto conterà la componente religiosa nella costituzione del nuovo governo egiziano?
«Conterà poco. Non a caso il golpe aveva proprio quell’intento: togliere definitivamente l’elemento religioso dalle questioni politiche. Basta vedere il generale Abdul Fatah Khalil Al-Sisi accanto al grande Iman e al papa copto per avere la fotografia chiara e nitida del nuovo Egitto che si ha intenzione di costruire. Questo è, al contempo, un Paese molto laico ma anche molto religioso e tutti vogliono mantenere l’equilibrio fra le diverse componenti».

 Mariangela Cossu