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Gaza, Wfp ferma gli aiuti
Media: Israele lancia
missili su Damasco

Rapporto dei centri antiviolenza

"Ostaggi vittime di abusi sessuali"

di Beatrice D'Ascenzi21 Febbraio 2024
21 Febbraio 2024

L'ambasciatore d'Israele in Italia, Alon Bar | Foto Ansa

CAIRO – Una decisione sofferta ma inevitabile. Il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (WFP) ha annunciato la sospensione delle consegne di aiuti alimentari nel nord di Gaza, in seguito all’assalto ai propri camion da parte della popolazione. “La decisione di sospendere le consegne nel nord della Striscia di Gaza non è stata presa alla leggera, poiché sappiamo che significa che la situazione lì peggiorerà ulteriormente e che sempre più persone rischieranno di morire di fame”, ha affermato l’agenzia alimentare dell’Onu, che ha poi assicurato che la distribuzione riprenderà quando sarà possibile ripristinare consegne sicure. 

Il fronte diplomatico

In questo clima di allarme per la popolazione palestinese, la portavoce del ministero degli Esteri cinese Mao Ning ha criticato la decisione degli Stati Uniti di porre il veto alla risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu sul cessate il fuoco immediato a Gaza, che secondo Pechino avrebbe ha spinto il conflitto in una situazione “ancora più pericolosa”. Una condanna che arriva mentre al Cairo sono ancora in corso tentativi di mediazione sul conflitto. Se fonti diplomatiche, riportate dal quotidiano saudita Asharq Al-Awsat, parlano di un ammorbidimento di Hamas; sul fronte degli ostaggi, Il premier Benjamin Netanyahu non sembra pronto ad un passo indietro, sottolineando che lo Stato ebraico “non pagherà alcun prezzo” per la restituzione degli ostaggi, che non potrà avvenire quindi “a ogni costo”. Intanto, l’Egitto all’Aja attacca lo stato ebraico e parla di “violazioni del diritto internazionale” da parte di Israele.

Attacchi a Damasco

Almeno due persone sono state uccise mercoledì 21 febbraio nell’attacco israeliano sulla capitale siriana Damasco: ad essere colpito è stata una palazzina usata come sede operativa dai Pasdaran iraniani e dagli Hezbollah libanesi, secondo quanto affermato dal l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria. L’attacco sarebbe quindi un assassinio mirato nei confronti di una o più personalità iraniane. Intanto, l’ambasciatore israeliano in Italia, Alon Bar, ha riferito come Il vicepremier Antonio Tajani sia un amico di Israele, che ascolta con attenzione le sue parole, ribadendo tuttavia che la creazione di uno stato palestinese non sarebbe la soluzione migliore, poiché sarebbe controllato da Hamas.

Il rapporto sulle violenze sessuali compiute dai miliziani

Un rapporto dettagliato sulle violenze sessuali compiute dai miliziani di Hamas il 7 ottobre sulle loro vittime in Israele (ed in seguito anche su parte degli ostaggi) è stato pubblicato mercoledì 21 febbraio dall’Associazione israeliana di assistenza alle vittime di attacchi sessuali (Igud1202). Fondato su testimonianze dirette e interviste, il rapporto afferma che ”i terroristi di Hamas hanno fatto ricorso a pratiche sadiche con la finalità di accrescere le umiliazioni ed il terrore provocati dalle sevizie sessuali”.

 Il G20 e le tensioni con il Brasile

Mentre crescono le tensioni tra Brasile e Israele, si apre mercoledì 21 febbraio a Rio de Janeiro il vertice dei ministri degli Esteri del G20. Il ministro degli Esteri brasiliano, Mauro Vieira, ha convocato l’ambasciatore dello Stato ebraico in Brasile, Daniel Zohar Zonshine. È quanto riferito dal giornale brasiliano Globo, che sottolinea come in precedenza il governo aveva richiamato per consultazioni il proprio ambasciatore in Israele, Frederico Meyer. Uno scontro quello tra i due paesi nato dalle affermazioni del presidente brasiliano, Luiz Inacio Lula da Silva, che accusa Israele di compiere un genocidio nella Striscia di Gaza. Parole per cui Tel Aviv ha dichiarato Lula ”persona non grata”.

Gli scontri sul campo

La guerra non risparmia neanche l’arte e la memoria collettiva: un video pubblicato dall’emittente araba Al Jazeera mostra un bulldozer militare israeliano intento a demolire un monumento alle vittime palestinesi vicino alla città di Tubas, in Cisgiordania. La testata qatarina sottolinea come secondo gli studiosi di diritto internazionale la distruzione deliberata del patrimonio culturale durante un conflitto può costituire un crimine di guerra. Cresce il numero dei morti. Secondo l’agenzia di stampa palestinese Wafa, almeno 14 persone sono morte nei raid israeliani su Rafah e Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza. 

 

 

 

 

 

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