HomeCronaca La Cina vuole contare di più nei consessi internazionali e nella governance globale

"La Cina vuol contare di più
nei consessi internazionali
e nella governance globale"

Cocco (Il Domani): "Ormai Pechino

domina questo circuito economico"

di Tommaso Bertini18 Marzo 2022
18 Marzo 2022

Michelangelo Cocco, giornalista di Domani intervistato da Lumsanews, ha descritto i rapporti che legano l’America Latina alla Cina, e le conseguenze per gli Stati Uniti.

Qual è la natura dei rapporti tra Cina e i Paesi dell’America Latina?
“Le relazioni internazionali della Cina, soprattutto a partire da metà anni Novanta, quando ha iniziato a diventare ‘la fabbrica del mondo’, erano rapporti orientati all’approvvigionamento di risorse, soprattutto materie prime di tipo energetico e alimentare, per lo sviluppo del Paese. Questo perché è un Paese nel quale questo tipo di risorse sono scarse. La Cina ora è il primo partner commerciale di oltre cento Paesi. L’America Latina non fa eccezione. Il Brasile per il legno, l’Argentina per il litio sono solo alcuni esempi di rapporti di questo genere.”

Cosa chiede in cambio la Cina?
“La Cina, in cambio di materie prime, fa investimenti infrastrutturali in molti Paesi del sud del mondo, di cui hanno disperatamente bisogno. E questo rientra nello schema delle cosiddette vie della Seta, che non è una strategia compiuta e definita, bensì un brand con cui la Cina fa investimenti infrastrutturali e prestiti.“

Ma quindi il Sud America rientra nelle vie della Seta?
“L’Argentina sicuramente sì. Il presidente Fernandez, di recente, è andato a Pechino e ha sottoscritto un protocollo d’intesa nel quale si dice che il Paese entra nel progetto. Questo è simile a quello sottoscritto dall’Italia, rimasto lettera morta. Si tratta di protocolli generici, che vanno poi riempiti di contenuti. La Cina, nel frattempo, può assicurarsi rapporti futuri. Il problema, dal punto di vista degli Stati Uniti, è quello degli investimenti infrastrutturali. Le grandi compagnie, che si occupano di ponti, strade, ferrovie, sono statali. I finanziamenti offerti ai Paesi vengono soprattutto da banche cinesi o banche di sviluppo a guida cinese.”

E quali sono le conseguenze?
“La conseguenza è che si crea un circuito dominato dalla Cina. Aziende cinesi che vanno a costruire, spesso anche con lavoratori cinesi, e i prestiti che i Paesi contraggono con banche cinesi. Questo di per sé, non sarebbe svantaggioso. Fino ad ora questo è stato fatto con le grandi internazionali come il Fondo monetario o la Banca mondiale. Lo scandalo, dal punto di vista degli Stati Uniti, è che non si tratta di settore privato, bensì pubblico. Lo Stato cinese beneficia quindi direttamente di questi investimenti infrastrutturali che fa in giro per il mondo.”

Perché questo non va bene agli Stati Uniti?
“Il problema è che gli Usa sono liberisti, quindi per loro non esiste che lo Stato si muova in questo modo. Ma c’è anche il fatto che contrarre un debito con un privato è un conto, ma contrarre un debito, o chiedere prestiti al settore pubblico di uno Stato significa legarsi, in qualche modo, allo Stato stesso. Questo è anche un modo con cui la Cina aumenta l’influenza politica. Si chiama diplomazia economica, o diplomazia degli aiuti.“

Indirettamente, quindi, per gli Stati Uniti, il problema dei prestiti cinesi è che si perda il controllo della regione?
“Perdere l’America Latina è impossibile, ma sicuramente che si riduca l’influenza statunitense a favore di quella cinese è possibile, ed è quello che sta succedendo in tutto il mondo. Se fino a un paio di decenni fa, Usa Europa e Giappone erano le uniche superpotenze economiche, adesso c’è anche la Cina, ed è normale che faccia queste cose. Soprattutto avendo una straordinaria competenza ingegneristica per costruire rapidamente strade, ponti, ferrovie. In questo sono leader mondiali.”

Ma quindi non c’è il rischio di una sorta di guerra fredda per il controllo della regione?
“Gli stati beneficiari di questi aiuti, debiti e prestiti, hanno tutta l’autonomia e la competenza per scegliere quali sono, per loro, le condizioni migliore. Ovviamente c’è una competizione tra i due attori. Chi dona guadagna indubbiamente influenza politica. Ma il Paese che riceve ha libertà di scelta. C’è da dire che, dal punto di vista statunitense ed europeo, non è una competizione giusta, perché le aziende cinesi che forniscono prestiti sono statali, e, in quanto tali hanno il vantaggio di avere dietro l’appoggio dello Stato. Questo significa concedere prestiti a tassi più vantaggiosi, abbattere i costi di produzione delle opere pubbliche. Ma il sistema cinese è organizzato così, c’è un fortissimo settore pubblico. Noi abbiamo un altro sistema, ma si tratta di scelte.”

La pandemia ha accelerato l’accrescersi di questi rapporti tra Cina e America Latina?
“Sì, senz’altro. Oltre alla diplomazia degli aiuti, si è avuta la diplomazia dei vaccini. Quelli cinesi sono stati sia donati, in parte gratuitamente, sia venduti a prezzi vantaggiosi, a tantissimi Stati nel mondo, proporzionalmente agli interessi geopolitici della Cina. In molti Paesi dell’America Latina la Cina ha donato tanto a quei paesi che le interessano di più per quanto riguarda le materie prime e gli investimenti strutturali.”

Cosa cerca di ottenere la Cina?
“La Cina vuole contare di più all’interno degli organismi internazionali, vecchi e nuovi. La Cina è nel Consiglio di sicurezza dell’Onu, ma ci sono tanti altri organismi nei quali, tutt’ora, è sotto rappresentata. Pechino vuole più rispetto e maggiore rappresentanza e forza all’interno degli organismi internazionali. Penso sia sbagliato pensare che la Cina sia alla conquista del mondo. Da un punto di vista politico la logica è contare di più all’interno della governance globale.”

E dal punto di vista economico?
“Dal punto di vista economico, essendo un Paese popoloso e con risorse naturali scarse, l’obiettivo è sostenere lo sviluppo della sua economia e della sua popolazione. Ci sono 600 milioni di persone che vivono con poco più di due dollari al giorno. Da Deng Xiaoping in avanti, arrivando a Xi Jinping, la leadership cinese ha sempre cercato di elevare il benessere di una popolazione tradizionalmente povera e che ha iniziato questa ascesa e di cui oggi vediamo la fase apparentemente culminante.“

 

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