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Migranti, il muro dell'Est
sulle quote obbligatorie
È scontro a Bruxelles

Dai paesi Visegrad 36 mln per la Libia

Gentiloni: "Soluzione entro fine anno"

di Luisa Vittoria Amen15 Dicembre 2017
15 Dicembre 2017

Italian Prime Minister Paolo Gentiloni leaves at the end of the first day of the European Council meeting in Brussels, Belgium, 14 December 2017. EU leaders gather to discuss the most compelling matters in terms of migration, defense foreign affairs, education, culture, social issues and 'Brexit' negotiations. ANSA/JULIEN WARNAND

Nella discussione in Ue sui migranti “c’è uno scoglio”, ha detto il premier Paolo Gentiloni, poco prima di entrare al summit di Bruxelles. Uno scoglio ben visibile, quello menzionato dal Presidente del Consiglio che riguarda le regole di Dublino e i confini interni tra Paesi europei. I paesi Visegrad (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia) continuano a rifiutare l’obbligatorietà delle quote di ripartizione dei rifugiati e di riforma del Trattato di Dublino, che al momento assegna i profughi al Paese di primo arrivo, penalizzando principalmente i paesi geograficamente più vicini, ovvero Italia, Grecia e Spagna.

E se anche il presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, abbandona la neutralità richiesta al suo ruolo, schierandosi al fianco di Visegrad, la cortina di ferro sarà ancor più difficile da abbattere. I quattro paesi hanno versato ieri 36 milioni al Trust Fund Ue per l’Africa: fondi destinati a finanziare i progetti italiani in Libia. Ma non basta. “Sul fronte delle misure interne all’Ue non c’è moltissimo consenso”, spiega il premier irlandese Leo Varadkar: “Ci sarà una nuova discussione sia a marzo che a giugno”, ai prossimi vertici Ue in programma.

Per quanto l’Italia voglia evitare la rottura, Gentiloni è irremovibile, spiegando che insieme alla Francia e alla Germania, farà “ogni sforzo possibile per arrivare a una soluzione consensuale. E bisogna provare a fare un passo avanti a giugno, arrivando poi a concludere entro la fine dell’anno”. La proposta del presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani è quella di mettere nell’angolo i paesi dell’Est facendo passare la riforma con «voto a maggioranza qualificata» dei ministri dell’Interno anziché con il voto all’unanimità. In questo modo non peserebbe neppure l’ostruzionismo dei quattro paesi dell’est.

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