Il segretario di Stato americano Antony Blinken | FOTO ANSA

Incontro Blinken-NetanyahuErdogan: "Dio distrugga il premier di Israele"

Tel Aviv: "Stia zitto e si vergogni” Otto vittime nei riad su Al-Nasr

TEL AVIV – Dopo le tappe in Arabia Saudita e in Egitto, il segretario di Stato americano Antony Blinken torna in Israele in occasione del suo sesto viaggio nella regione dall’inizio del conflitto. Al centro dell’incontro con il premier israeliano Benjamin Netanyahu c’è la situazione sul campo nella Striscia di Gaza. 

La risoluzione Onu 

Il colloquio si svolge nello stesso giorno in cui si vota la risoluzione presentata dagli Stati Uniti al Consiglio di sicurezza dell’Onu. Un segnale importante che rovescia le precedenti posizioni dell’amministrazione del presidente Joe Biden dopo i numerosi veti contro un “cessate il fuoco”. La decisione si scontra con la volontà di Israele di continuare il conflitto che, come ha ribadito più volte Netanyahu, non cesserà fino alla completa eliminazione di Hamas.

Le accuse di Erdogan

Lo spettro di un’operazione di terra a Rafah, nel Sud della Striscia – dove risiedono migliaia di sfollati – continua a preoccupare gli Stati Uniti. Antony Blinken, nella sua visita a Riad, aveva definito il piano “un errore” e una mossa “non necessaria” per eliminare la minaccia. Le accuse contro il governo Netanyahu per la gestione del conflitto arrivano anche da parte del presidente turco Recep Tayyip Erdogan che si è rivolto al premier israeliano con parole pesanti: “Affidiamo al nostro Signore una certa persona chiamata Netanyahu – ha detto secondo quanto riporta il quotidiano turco Yeni Safak – possa Dio distruggerlo e renderlo miserabile”. Immediata la risposta del ministro degli Esteri di Israele Israel Katz: “Erdogan stai zitto e vergognati”. 

I timori dell’Europa

Intanto, i segnali positivi manifestati da Blinken per un’intesa che sembra essere vicina hanno spinto i leader di Mossad e Cia a riprendere i colloqui a Doha dopo il gelo registrato finora riguardo i negoziati. Dall’Europa, però, arrivano segnali di allarme. Secondo la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen, “Gaza è sull’orlo della carestia, una crisi umanitaria di proporzioni catastrofiche”. Al termine della prima giornata del vertice Ue di giovedì 22 marzo, la presidente aveva anche preannunciato la possibilità  di introdurre dazi più stringenti alla Russia riguardo le importazioni di prodotti agricoli. Misure che sono state formalizzate nella mattinata di venerdì 22 marzo.

Il bilancio delle vittime 

La situazione sul campo continua ad essere drammatica. Mentre prosegue l’operazione israeliana all’ospedale Al-Shifa a Gaza City, il portavoce militare dell’Idf ha comunicato l’uccisione di “140 terroristi”, tra cui alti capo di Hamas e della Jihad islamica. Secondo l’agenzia palestinese Wafa, altre otto persone hanno perso la vita in un raid israeliano sulla città di Al-Nasr, a Nord di Rafah.