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vanno affidati ai porti più vicini

Migranti, nuove regole
per gli sbarchi
solo nei porti più vicini

Da oggi in vigore Themis

la nuova missione Frontex

di Lorenzo Capezzuoli Ranchi01 Febbraio 2018
01 Febbraio 2018

Si chiama Themis la nuova missione di Frontex, l’agenzia europea della guardia di frontiera e costiera: l’accordo siglato ieri con il Governo italiano obbligherà le navi adibite al soccorso dei migranti nel Mediterraneo a seguire quanto già stabilito nella “legge del mare”, ovvero di ricorrere al porto più vicino per far sbarcare le persone recuperate in mare. Gli stranieri così saranno accolti dallo Stato che controlla quello spazio di mare; si modifica così l’ordinanza in vigore fino a ieri che obbligava le navi a sbarcare esclusivamente nei porti italiani.

Themis, che da oggi sostituirà la missione Triton, missione europea in vigore dal 2014, è frutto di un accordo resosi necessario dopo l’esternazione dello scorso luglio del Ministro dell’Interno Marco Minniti, che aveva dichiarato come sulla questione migranti l’Italia fosse pronta a chiudere i suoi porti, richiedendo alla UE una nuova intesa sulla gestione dei migranti per il 2018: così è stato, ed i pattugliamenti italiani rimarranno entro le canoniche 24 miglia nautiche dalle nostre coste. Col nuovo accordo si garantisce il soccorso, ma la “gestione” dei migranti sarà a carico del paese più vicino, così come sancito dai regolamenti internazionali. Due, infine, saranno le nuove aree di pattugliamento individuate nel Mediterraneo: una ad est, da Turchia, Grecia e Albania, una ad ovest da Tunisia e Algeria.

Grande soddisfazione trapela dal Viminale, dove ci si riferisce a Themis come “un esempio particolarmente significativo di effettiva solidarietà e cooperazione” tra Stati membri e agenzie europee. Pronte invece le proteste di Malta all’accordo: il governo di La Valletta è da sempre restio a offrire celere assistenza alle imbarcazioni in difficoltà nel Mediterraneo, anche se i richiedenti soccorso sono nelle acque territoriali dell’isola.

Sono calate intanto del 43% le richieste di asilo presentate in totale a Unione Europea, Svizzera e Norvegia: nel 2017 sono state 706.913 le domande presentate, numero “considerevole” per l’EASO, l’Agenzia europea per il sostegno all’asilo. Di queste, una su tre proviene da siriani, iracheni, afghani o nigeriani. A seguire, il numero maggiore di domande viene inoltrata da persone provenienti da paesi come Pakistan, Eritrea, Albania, Bangladesh, Guinea ed Iran.

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