Ostia, decimo municipio di Roma, sciolto nel 2015 per infiltrazioni mafiose, è alla vigilia di un passaggio cruciale. Tra poche ore la politica tornerà ad amministrare il litorale romano, territorio da troppo tempo abbandonato dalle istituzioni e lasciato ostaggio degli affari dei clan.
Il ballottaggio di domenica 19 novembre segnerà la fine del commissariamento, dopo due lunghi anni di amministrazione del commissario prefettizio Domenico Vulpiani. Giuliana Di Pillo, per il Movimento 5 Stelle, e Monica Picca, di Fratelli d’Italia, per la coalizione di centrodestra, si contendono la vittoria al secondo turno delle elezioni. Una delle due diventerà presidente di quel municipio dove la legge finora è stata dettata dalla mafia: soltanto stanotte la sede Pd di Ostia Antica è stata incendiata, in un ennesimo attentato intimidatorio.
E’ il municipio in cui Casapound ha ottenuto un incredibile 9%. Quello dove il giornalista Rai Daniele Piervincenzi è stato vittima della violentissima aggressione da parte dell’esponente di punta della famiglia che ha il controllo su Ostia Nuova, Roberto Spada, proprio mentre faceva domande sull’appoggio al partito dei fascisti del terzo millennio.
Il risultato del primo turno riflette le vicende interne di Ostia, con il Pd escluso dal ballottaggio e messo fuori gioco al primo turno, schiacciato dal peso della condanna a 5 anni in primo grado per l’ex minisindaco Andrea Tassone. Ma è innegabile anche il valore indicativo per le dinamiche politiche nazionali: non è un caso che a chiusura della campagna elettorale per il primo turno, strade e piazze di Ostia, normalmente desolate e anonime, si siano improvvisamente gremite di leader politici nazionali: Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Virginia Raggi, Roberta Lombardi. E poi Matteo Orfini e Luigi Zanda, capogruppo dem al Senato, in supporto al candidato Pd Athos De Luca.
Come nelle elezioni siciliane, la partita si gioca ora tra il centro-destra, guidato da un’esponente di Fratelli d’Italia, e il Movimento 5 Stelle.
Il Pd si è presentato da solo, dopo aver chiuso alle mediazioni per una coalizione unitaria di centrosinistra, partendo in netto svantaggio, sfidato da una sinistra a sua volta divisa e frammentata. L’ex parroco antimafia don Franco De Donno ha dato vita alla formazione Laboratorio Civico X. Per anni don Franco ha portato avanti una lotta durissima contro i clan che si sono spartiti il territorio del litorale, strangolandolo tra racket, usura, estorsioni, traffico di droga. Intervista al candidato PD Athos De Luca e al parroco antimafia don Franco De Donno, candidato di Laboratorio Civico X
Dentro il perimetro del centrosinistra si è presentata anche la nuova formazione Sinistra Unita, un mini partito sostenuto da parte di Sinistra Italiana, elementi di Rifondazione Comunista, pezzi di sindacato di base Cobas. Questo panorama rischia di ripresentarsi identico alle elezioni politiche del prossimo marzo: Pd fuori dai giochi, e una contesa che si gioca unicamente fra il centrodestra in coalizione e il Movimento 5 stelle.
Qui l’intervista a Giovanni Zannola, ex presidente della Commissione Servizi Sociali, Pari Opportunità e Sport del Decimo Municipio, già segretario della sezione Pd di Ostia Antica e membro della Direzione Nazionale dei Giovani Democratici:
A Ostia, percorrendo il lungomare Paolo Toscanelli, di azzurro del mare in realtà se ne vede ben poco. I cittadini lidensi lo hanno ormai ribattezzato il lungomuro. La barriera eretta dai balneari, che considerano i lidi in concessione alla stregua di spazi privati, è talmente alta da negare alla vista la prospettiva dell’orizzonte. Gli abitanti del litorale romano avevano quasi smesso di guardare a una prospettiva futura diversa dall’esistente.
Il pontile che accoglie i visitatori alla fine della Via del Mare segna una linea di confine, una frontiera verso la terra di nessuno. Alla sua destra, camminando in direzione del porto, ci si addentra poco a poco in un quartiere ghetto. Piazza Gasparri, l’ultimo slargo prima dell’Idroscalo, dove fu assassinato Pasolini, a pochi metri dal porto e dalla foce del Tevere, è famosa. Pochi metri più avanti c’è la palestra Femus, teatro della barbara aggressione messa in atto da Roberto Spada nei confronti dell’inviato della Rai Daniele Piervincenzi. Qui, al primo turno, nei seggi di Ostia Nuova controllati dalla longa manus della famiglia sinti, Casapound ha ottenuto il doppio dei consensi delle altre zone del municipio, arrivando al 19% di voti, su cui pesa come un macigno l’appoggio degli Spada.
Le manifestazioni per la legalità organizzate contro le mafie di sabato e giovedì scorso hanno portato in piazza i cittadini che hanno voluto testimoniare il loro no alle mafie, in un quadrante della Capitale dove vivono 250mila persone, la maggior parte delle quali vuole solo tornare a vivere il prima possibile in un quadro di legalità e sicurezza.
La tensione, in vista del secondo turno, resta altissima. Il ballottaggio sarà blindato. Troppo alto il rischio di condizionamenti sul voto: l’attenzione sarà massima per garantire la sicurezza dentro e fuori i seggi. Il ministro dell’Interno Marco Minniti ha dettato la linea nel comitato provinciale per l’ordine pubblico. A presidiare le urne questa volta ci saranno agenti in borghese. I militari dell’esercito scorteranno le schede da depositare. Negli ultimi giorni di campagna elettorale le candidate si sono spese per catturare i voti dei partiti che non sono arrivati al ballottaggio, ma soprattutto del più grande partito che ha vinto al primo turno: l’astensionismo. Con un occhio inquieto su chi potrà confluire il 9% dei consensi ottenuto da Casapound.
Intervista a Giuliana Di Pillo, candidata M5S
Intervista a Monica Picca, candidata centrodestra
El Pais ha definito Ostia il laboratorio criminale di Roma. Per gli elettori si tratterà di stabilire se una delle due candidate sarà davvero in grado di segnare una fase di discontinuità, mettendo un punto e non accettando voti e compromessi con chi da anni in questa città comanda e gli ha rubato anche il mare. Il vero futuro di Ostia e delle località limitrofe, infatti, inizierà il giorno dopo le elezioni, quando i riflettori si spegneranno, ma ci sarà sempre un lungomuro da scalfire e abbattere, giorno dopo giorno.