Parla il giudice sportivo"L'importante è giocaretrascurata la sicurezza"

Dalla Figc pene più dure per i violenti che ora rischiano due anni di squalifica

Gli arbitri sono tornati ad essere destinatari di vili aggressioni. Salvatore Marzo, un giudice sportivo territoriale di Messina, ci ha illustrato i provvedimenti che la Figc ha intenzione di adottare e ha spiegato in che modo i fischietti possono tutelarsi.

 

Quali sono le sanzioni per chi aggredisce un arbitro?

 

“A dicembre, anche alla luce di quanto è accaduto in campo nazionale, è stato aggiunto l’articolo 11 bis, che ridetermina le sanzioni nel caso di violenza nei confronti dei direttori di gara. Viene modificato anche l’articolo 19 del codice di giustizia e tutte le sanzioni vengono inasprite selettivamente in base alla violenza configurata. Si arriva ad irrogare una squalifica di almeno un anno per qualsiasi atto di violenza nei confronti degli arbitri, pena inasprita a un minimo di due anni qualora le lesioni fisiche vengano documentate da un referto medico”.

 

È mai successo che un arbitro non desse inizio a una gara per mancanza di sicurezza?

 

“L’articolo 5 del regolamento conferisce questo potere all’arbitro. Ma sia personalmente che nella mia sezione, non mi risulta che un arbitro si sia rifiutato di dare inizio a una gara, nonostante ne avesse facoltà. È una vecchia diatriba: la società fa richiesta scritta alle forze dell’ordine, avvisando che si svolgerà la partita, ma è risaputo che per le carenze d’organico non ci sarà nessuno a vigilare. Parliamo di campionati minori, come terza o seconda categoria, ed è proprio lì che si verificano gli episodi di violenza. Le tabelle nazionali dicono infatti che tra i professionisti i casi sono molto sporadici, perché settimanalmente vengono schierati tantissimi poliziotti”. 

 

Cosa succede se arriva un referto in cui un arbitro segnala di non aver disputato la gara per questi motivi?

 

“Devo far ripetere la gara e sanzionare la società che non ha predisposto un adeguato servizio d’ordine alternativo. Sia chiaro, il direttore di gara non rischia niente: prima del fischio d’inizio la dirigenza dovrebbe indicare anche un dirigente addetto all’arbitro chiamato a vigilare, anche se non cambia granché. È un aspetto che si dovrebbe curare maggiormente: spesso le società non rispettano questo obbligo. Peraltro non si può squalificare il campo perché le strutture non sono di proprietà, al massimo possiamo infliggere sanzioni pecuniarie”.

 

Allora perché gli arbitri chiudono un occhio?

 

“Affinché la gara venga svolta, come è interesse comune di Figc e società, soprattutto quelle fuori casa che si sobbarcano spese per andare in trasferta. Giocare una seconda volta ne comporterebbe di ulteriori. In caso contrario, l’arbitro rischia che i supervisori lo penalizzino perché ha avuto paura. Si assume un grosso rischio, che a prima vista potrebbe essere sottovalutato e sottovaluta la questione della sicurezza. Sul campo gli viene assicurato che non c’è nessun pericolo e poi si verificano comunque incidenti”. 

Massimiliano Cassano

Napoletano trapiantato a Roma per inseguire il sogno di diventare giornalista. Laureato in Mediazione linguistica e culturale, ossessionato dall’ordine. Appassionato di politica, arte, Lego, calcio e Simpson. Arbitro di calcio da giovanissimo per vocazione.