ROMA – “Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore e guarirai da tutte le malattie”, cantava Franco Battiato nel celebre brano “La Cura”. Il tema della malattia rivive oggi nel nuovo film “Per te” diretto da Alessandro Aronadio, presentato alla ventesima edizione del Roma Film Fest, nella sezione Gran Public per poi approdare nelle sale dal 18 ottobre.
Raccontare l’Alzherimer con il tono della commedia senza scivolare nel sensazionalismo. Distribuita da PiperFilm in 360 copie, la pellicola restituisce allo spettatore l’ennesima prova della potenza salvifica dell’amore. È una storia vera quella di Mattia, bambino di 11 anni che nel 2021 è stato nominato Alfiere della Repubblica dal Presidente Sergio Mattarella per “l’amore e la cura con cui segue quotidianamente la malattia del padre Paolo”.
Tra cura e salvaguardia della memoria
L’uomo, interpretato nel film da Edoardo Leo, ha poco più di 40 anni e affetto da una rara forma di Alzheimer precoce sta iniziando a perdere la memoria. Le chiavi dimenticate, il posto dove è stata parcheggiata la macchina, il codice pin al ristorante. Per questo vuole essere il più possibile presente nella vita del figlio e della moglie Michela, condividendo con loro ogni prezioso momento di quotidianità. E se il lento svanire dei ricordi è ormai inevitabile, l’unico modo per resistere è restare, almeno, nella memoria dei cari. La dedica del titolo si traduce quindi in una corsa al tempo per afferrare quante occasioni possibili di fortificare il legame con il figlio, portato in scena da Javier Francesco Leoni. Il film si presenta quindi come forma di resistenza di fronte al dolore, dissacrando la tragedia, assumendo una nuova prospettiva nella propria relazione con il tempo.
Tratto dal libro “Un tempo piccolo. Continuare a essere famiglia con l’Alzheimer precoce” di Serenella Antoniazzi, la pellicola non si concentra solo sulla malattia. Per il regista Per Te parla soprattutto di memoria e dell’importanza della cura, ancora di più nel momento in cui viviamo. Una storia, dunque, adatta a tutti che si articola tra le intersezioni dell’intimo familiare. “Inizialmente ho chiesto a Michela, a Mattia e ad Andrea (figli di Paolo, ndr) di non incontrarli, per poter scrivere una storia che non rispettasse la realtà dei loro avvenimenti, ma la verità di una storia che era veramente universale”, ha dichiarato Aronadio nel presentare il film alla Festa del Cinema di Roma. “È inevitabile che incontrando una storia del genere si resti influenzati – spiega il regista – era una vicenda da affrontare con delle precauzioni”.
Una sfida anche per l’attore protagonista Edoardo Leo: “Quando ho letto la sceneggiatura mi sono sentito talmente preso. C’era tanto dentro questo film da poter raccontare. Era tanto tempo che non preparavo con così tanta cura e meticolosità un personaggio” ha ammesso l’attore. Così la cura si trasforma in un leitmotiv che si snoda nella storia, toccando sia le emozioni degli spettatori che il lavoro degli attori. Da una parte la capacità di dedicare attenzione ai singoli dettagli, dall’altra rispetto nel restituirlo con autenticità.