Putin incontra Hollande per parlare di Siria

 Al via i viaggi istituzionali del neo presidente russo Vladimir Putin. Rieletto presidente per la terza volta con il 60% dei consensi, da oggi è in Bielorussia e domani lo  aspetta una doppia tappa in Germania e Francia. Putin è a Minsk per saldare ulteriormente l’alleanza con Aleksandr Lukashenko, premier bielorusso, ufficialmente mal digerita dalle Cancellerie occidentali. Le successive tappe a Berlino e Parigi saranno, invece, l’occasione per “confrontarsi sulla situazione nella zona euro, l’Afghanistan, la questione nucleare iraniana, la Siria”, secondo TMNews che riporta da fonti dell’ufficio stampa del Cremlino. «Nel corso dei prossimi colloqui con Angela Merkel – continua TMNews – si prevede di discutere questioni chiave come i rapporti Russia-UE, i problemi di sicurezza euroatlantica, la soluzione di una serie di problemi regionali».
In Francia Putin, incontrandosi con il presidente francese Francois Hollande, darà vita «al primo incontro» dopo i rispettivi insediamenti. Un punto in comune tra i due leader: il russo entrato in carica il 7 maggio, il francese il 15. Secondo l’agenda si parlerà di «prospettive della cooperazione tra la Russia e l’Unione europea alla vigilia del vertice Russia-UE, che si terrà il 3 giugno a San Pietroburgo. I temi al centro dell’agenda saranno la promozione congiunta per viaggi senza visto (tra Parigi e Mosca), così come la formazione di una nuova architettura di sicurezza euroatlantica, il problema dello Scudo di difesa missilistica in Europa voluto dalla Nato, le prospettive di cooperazione tra la Russia e l’Alleanza».
L’argomento che però più di ogni altro preme al presidente russo è quello siriano. Dal Cremlino si definisce il problema da affrontare come “regolazione (della situazione) siriana”, indicata in agenda nei colloqui francesi a indicare senza dubbio il ritorno di Putin sul grande palcoscenico della politica internazionale, dopo una pausa da premier lunga quattro anni. E sicuramente strana è stata la sua assenza a Camp David e Chicago, ossia ai vertici G8 e Nato, dove ha dato doppio forfait; assenza che si è fatta notare.
Per la Russia la Siria rimane una questione spinosa. Nonostante una investitura totale Putin si trova a dover affrontare un problema sicuramente non facile. Si tratta di una “primavera” come le altre, ma sicuramente più violenta. I massacri di bambini degli ultimi giorni, i raccapriccianti dettagli che sono stati consegnati alla stampa, sono lì a dimostrare che la situazione sembra essere sfuggita di mano ad Assad, il capo di Stato siriano. Non bisogna scordare che la Siria, oltretutto, rappresenta un importante partner commerciale per Mosca.
La Russia, come tutti gli altri paesi occidentali, si trova in una situazione molto scomoda. Appoggiare il regime degli Assad è una scelta di real politik. Il conflitto è ormai diventato tale che una scelta di non intervento diventa sempre più ingiustificabile. «Putin non scaricherà il presidente siriano Assad, come in passato ha fatto Dmitri Medvedev con Gheddafi», ha detto in un colloquio con TMNews il politologo Georgi Mirsky, uno dei principali esperti di Siria, fondamentalismo islamico e Nord Africa a Mosca.  Intanto però a Damasco si muore ancora.

Leonardo Rossi