epa05775647 An undated handout photo made available by Amnesty International/Forensic Architecture shows Saydnaya prison in Syria. Amensty International reported on 06 February 2017 between 5.000 and 13.000 people have been executed in Saydnaya prison between September 2011 and December 2015. Most of them were civilian opposition supporters, Amnesty International says. EPA/AMENSTY INTERNATIONAL / FORENSIC ARCHITECTURE HANDOUT HANDOUT EDITORIAL USE ONLY/NO SALES

Rapporto di Amnesty13mila detenuti sirianiimpiccati nelle prigioni

Le esecuzioni senza regolare processo e "in gran segreto" a Saydnaya

Tra i 5 e i 13 mila detenuti sarebbero stati impiccati in Siria tra il 2011 e 2015, senza nemmeno aver ricevuto regolare processo. Questo quello che risulta dal rapporto di Amnesty International, pubblicato oggi, sulla prigione di Saydnaya, a 30 chilometri a Nord di Damasco, chiamata dai prigionieri “il mattatoio”. A raccontare questa storia ottantaquattro testimoni, tra guardie, giudici e superstiti.

Secondo l’organizzazione umanitaria le esecuzioni sarebbero avvenute di notte “in gran segreto”, dopo aver condotto le vittime davanti a una Corte marziale della prigione: un ufficio, dove dopo appena due minuti di colloquio, i detenuti vengono inseriti in una lista di morte. Il giorno della “festa” (è così che le guardie chiamano il momento dell’esecuzione), vengono bendati, torturati e infine impiccati. «Li lasciano appesi da 10 a 15 minuti – racconta in una delle interviste un ex giudice che ha assistito alle esecuzioni –. Per quanto riguarda i più giovani, quando il loro peso non è sufficiente per farli morire, intervengono gli assistenti del boia che li tirano verso il basso finché non li si spezza il collo». I loro corpi sono buttati nelle fosse comuni fuori Damasco.

Le vittime sarebbero per di più civili, accusati di essere contro il regime di Bashar al-Assad, altri ancora sono ex militari disertori. Nella prigione di Saydnaya, secondo l’Ong, verrebbe applicata una vera “politica di sterminio” a cominciare dall’ingresso dei detenuti nelle carceri (la “festa di benvenuto”). Secondo le testimonianze dei superstiti, vengono picchiati con tubi di plastica o bastoni di legno, altri vengono ustionati con acqua bollente e sigarette, altri ancora sottoposti a scariche elettriche, causando danni psicologici permanenti. Subiscono regolarmente violenze e molestie sessuali e vengono privati di cibo e acqua. Per Amnesty si tratta di crimini di guerra e contro l’umanità, con ogni probabilità, ancora attuali.

Le autorità siriane hanno negato le esecuzioni di massa e Assad è tornato ad accusare l’Unione Europea e la Nato di favorire l’ISIS: «Non possono distruggere e ricostruire la Siria allo stesso tempo. L’Ue e la Nato prendano una posizione molto chiara per quanto riguarda la sovranità della Siria e smettano di sostenere i terroristi».

Marina Lanzone

Nata a Monopoli (Ba) il 17 febbraio 1993. Laureata in Lettere all'Università di Bari, ha iniziato a collaborare con una testata on-line. Nel 2016 ha frequentato un Master in giornalismo semestrale che le ha offerto l’opportunità di fare uno stage presso la sede romana del Tg5. Appassionata di teatro e cinema ma anche costume e società ha iniziato il secondo master in giornalismo presso la Lumsa per mettersi in gioco e diventare una giornalista multitasking.