Federal Secretary of Italian party 'Lega' (League), Matteo Salvini, speaks during his press conference at the party's headquarter in Milan, Italy, 5 March 2018.ANSA/DANIEL DAL ZENNARO

Salvini parla da leader "No ad alleanze bizzarregoverno col centrodestra"

L'incontro con Berlusconi ad Arcore Brunetta: "Mattarella parta da noi"

Quel 4% ottenuto alle elezioni del 2013 sembra appartenere ad un’altra epoca. La chiave del grande balzo del centrodestra, prima coalizione con circa il 37% delle preferenze, sta tutta nel boom della Lega. In cinque anni il segretario Matteo Salvini ha quadruplicato i consensi attorno al suo partito. Ha frantumato i record di Umberto Bossi e finalizzato il sorpasso sugli alleati-rivali di Forza Italia. Un fatto che forse non era nelle previsioni di Silvio Berlusconi, come testimonia un silenzio post-elettorale che odora di delusione. Per lui nessuna dichiarazione davanti ai giornalisti, ma tanto lavoro dietro le quinte. Nel pomeriggio il leader di FI ha convocato, ad Arcore, Matteo Salvini. Un incontro breve, ma definito “molto cordiale” dagli ambienti del Carroccio.

Al contrario dell’ex Cavaliere, il leader della Lega ha tanto da dire. Stamattina è arrivato al quartier generale di via Bellerio, a Milano, col sorriso di chi vede vicina la leadership del centrodestra. E forse qualcosa in più: “Ma sarà il presidente della Repubblica a scegliere il premier”, ha precisato. Lontana l’ipotesi di un’intesa con il Movimento Cinque Stelle. “Ho letto di alleanze bizzarre – ha spiegato – ma noi non siamo abituati a cambiare idea ogni quarto d’ora. La squadra con cui lavoreremo è quella di centrodestra”. La coalizione “incontrerà tutti”, compresi i Cinque Stelle, ma “non andrà al governo con il rischio di snaturare i propri programmi”.

I rapporti con l’Europa. Guidare l’esecutivo passerà anche per la gestione dei rapporti con l’Unione europea. Salvini si è detto pronto: “Lavoreremo per modificare e togliere alcuni parametri europei. Resto convinto che la moneta unica è destinata a finire. Vogliamo arrivare preparati a quel momento”. Nonostante l’apertura in rosso di Piazza Affari, per il segretario “i mercati non hanno nulla da temere”. Anche se “per l’Italia decidono gli italiani, non Berlino o lo spread”. Una stilettata, infine, contro Jean-Claude Juncker: “Spero resti presidente della Commissione europea il meno possibile”. In mattinata la Lega ha inoltre incassato l’appoggio di diversi leader euroscettici.

Forza Italia in ombra. Se il Carroccio ha registrato quattro milioni di voti in più rispetto al 2013, per Berlusconi sono ore di interrogativi. La candidatura a premier di Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo, non ha fermato la diaspora di oltre tre milioni di elettori: quelli che nell’ultima tornata elettorale avevano scelto l’allora Pdl. E che ieri sono confluiti chi nel M5S, chi nella Lega. Da Forza Italia hanno comunque provato a mascherare il disappunto. Esaltando la vittoria della coalizione e il fallimento del centrosinistra.

Renato Brunetta, capogruppo uscente di FI alla Camera, ha dichiarato di ritenere difficile un’alleanza sia con i Cinque Stelle che con il Pd. “Siamo la prima area politica – ha detto – è ovvio che Mattarella debba ripartire da noi”. Il prossimo step sarà nominare i presidenti dei due rami del Parlamento: “Quella è la prima indicazione che il centrodestra può dare per allargare la maggioranza – ha spiegato Brunetta – magari anche con appoggi esterni con cui ci si fa carico di dare la governabilità al Paese”.

Fratelli d’Italia raddoppia. Nel 2013 il partito, nato proprio a ridosso del voto, si era fermato all’1,93%. Oggi quella cifra è raddoppiata. “Abbiamo forse pagato – ha spiegato la leader Giorgia Meloni – la scelta di fare da collanti in una coalizione in cui si consumava il derby tra Salvini e Berlusconi. Ma sono molto contenta di dire che abbiamo portato alla vittoria il centrodestra in alcuni collegi storici”. Un chiarimento infine sui possibili scenari futuri: “Se non ci fosse una maggioranza sono disponibile ad un governo ‘settimanale’, che dal lunedì al venerdì cambi la legge elettorale e ci riporti a votare”.

Carmelo Leo

Nato a Messina nel 1993, ha conseguito la laurea triennale in Scienze delle Relazioni Internazionali e Politiche nel 2016 con una tesi dal titolo “Il declino del sogno americano: gli Stati Uniti nel tornante storico del Sessantotto”. Dopo qualche breve esperienza giornalistica online si è iscritto al Master in Giornalismo della LUMSA. Appassionato di storie, che siano esse libri, film, racconti, videogiochi o canzoni.