HomeEsteri Siria, raid lealista uccide 33 soldati turchi
Colloquio telefonico fra Putin-Erdogan

Siria escalation di violenza
33 soldati turchi uccisi
Si riunisce la Nato

Ankara: "Non fermeremo più i migranti"

Colloquio telefonico per Erdogan e Putin

di Federica Pozzi28 Febbraio 2020
28 Febbraio 2020

La situazione in Siria si fa sempre più complicata, dopo il raid aereo di ieri sera che Ankara attribuisce all’esercito di Bashar al Assad, e che ha causato la morte di 33 soldati turchi a Idilib. La regione del nord-ovest della Siria è da settimane teatro di duri scontri tra le forze governative appoggiate dalla Russia e le milizie ribelli sostenute dalla Turchia.

“Non c’erano gruppi armati intorno alle nostre unità militari”, sostiene il ministro della Difesa turco Hulusi Akar, respingendo la versione russa: per Mosca i militari colpiti si trovavano tra “formazioni di gruppi terroristici”.

Le truppe turche hanno risposto all’offensiva lanciando diversi missili contro un convoglio militare governativo siriano e i miliziani lealisti nel nord-ovest del Paese. Il ministro della Difesa di Ankara ha reso noto che il bilancio è di 300 soldati siriani neutralizzati – feriti o uccisi – e 200 obiettivi nemici colpiti.

Dopo l’attacco di ieri sera, il capo della comunicazione della presidenza turca aveva chiesto di “imporre una no-fly zone” sulla regione di Idlib, per “evitare un genocidio come quelli avvenuti in passato in Ruanda e Bosnia”. Secondo l’Onu sono già 950mila gli sfollati dal primo dicembre a oggi e di questi, 569mila sono bambini. E proprio dalle Nazioni Unite arriva il duro monito: “Se non si farà nulla il rischio di un’escalation del conflitto in Siria aumenta di ora in ora”.

È convocato intanto per oggi il Consiglio del Nord Atlantico, come richiesto dalla Turchia, ai sensi dell’articolo 4 del Trattato di Washington, secondo cui ogni alleato può richiedere consultazioni nel caso in cui ci sia una minaccia alla propria integrità territoriale, indipendenza politica o sicurezza.

Altra grave conseguenza, la decisione del presidente turco Recep Tayyip Erdogan di non fermare più i migranti che vogliono arrivare in Europa. Questa mattina la conferma. “Di fatto, alcuni migranti e richiedenti asilo nel nostro Paese hanno iniziato a muoversi verso i nostri confini occidentali. Se la situazione peggiora, il rischio continuerà a crescere”, ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri turco, Hami Aksoy.

“Fare di tutto per soddisfare l’accordo iniziale sulla zona di de-escalation di Idlib”. È il punto su cui sono d’accordo i presidenti di Russia e Turchia, Vladimir Putin e Erdogan, che, come riferisce il ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov, hanno avuto una conversazione telefonica in mattinata.

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