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HomeCronaca Siti sessisti, il tariffario della vergona: chiesti soldi alle vittime per rimuovere foto

Siti sessisti e ricatti
Il tariffario della vergogna
Spunta l'ipotesi estorsione

Al momento non ci sono indagati

Rimossi consigli per spiare in palestra

di Tommaso Di Caprio02 Settembre 2025
02 Settembre 2025

Foto Pixabay

ROMA – Un tariffario della vergogna per rimuovere le immagini private sottratte a donne ignare e diffuse online senza il loro consenso. È quanto emerge dall’inchiesta sui due siti sessisti presenti sul web e balzati all’attenzione della cronaca nelle ultime settimane: il gruppo Facebook “Mia Moglie” e il forum “Phica.net”.

Dopo il clamore iniziale, gli accertamenti della polizia postale si sono concentrati sui metodi utilizzati dagli amministratori dei portali online nel corso degli anni per garantire alle vittime – e adesso anche agli utenti sorpresi dalla portata dello scandalo – la cancellazione del materiale compromettente. I reati ipotizzati vanno dall’estorsione al ricatto, ma gli inquirenti non escludono che il racket sia la punta di un iceberg molto più grande e nascosto nelle profondità di internet. In tal senso, chi indaga non esclude la presenza di una possibile associazione a delinquere, finalizzata a estorcere denaro alle vittime in cambio di una millantata rimozione di immagini e foto. 

Vittime che il più delle volte non avrebbero esitato a pagare per provare a limitare i danni: 350 euro se il materiale da cancellare richiedeva poche ore o giorni di lavoro; diverse migliaia di euro se le operazioni di pulizia erano più impegnative e il livello di accuratezza e profondità maggiori.  Tra le tante donne costrette a cedere al ricatto degli amministratori, come quello di Phicamaster che gestiva l’omonimo sito finito ora al centro degli accertamenti delle forze dell’ordine, anche volti più o meno noti del mondo dello spettacolo che hanno preferito rimanere nell’anonimato.  A oggi, non ci sono indagati sebbene le procure italiane siano alle prese con centinaia di denunce. Ma nel mirino degli inquirenti sono finite le società che avrebbero gestito i pagamenti all’estero per conto del sito Phica.net. 

Intanto, non si fermano le segnalazioni di donne che hanno denunciato la presenza di scatti personali rubati e diffusi in rete provenienti da ambienti pubblici come palestre e camerini, ottenuti seguendo una vera e propria guida pubblicata in passato in una delle numerose sezioni del sito, chiusa prima dello scandalo, e rimasta consultabile negli anni da migliaia di utenti. Per questo, tra i tanti reati che la procura di Roma potrebbe ipotizzare, c’è anche l’istigazione a delinquere e l’interferenza illecita nella vita privata. A raccogliere l’appello è stata l’avvocato Annamaria Bernardini de Pace che nei giorni scorsi aveva lanciato una class action per tutelare le vittime. 

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