Ammy 'Dolly' Everett, 14 anni, vittima del bullismo online si è suicidata il 3 gennaio 2018. La ragazzina era diventata famosa in tutto il Paese per aver prestato il volto alcuni anni fa a una campagna pubblicitaria della Akura, azienda produttrice di cappelli tipici.A rivelare i motivi del gesto estremo, compiuto il 3 gennaio, è stato nei giorni successivi il padre di Dolly, Tick Everett, in un accorato post su Facebook. L'uomo ha invitato chi ha angariato la figlia fino a spingerla ad uccidersi ad andare ai suoi funerali. "Così vi renderete conto - ha scritto - di quale disastro abbiate combinato. Non avete la metà della forza che aveva il mio prezioso angelo - ha scritto ancora - e che ha dimostrato anche nel mettere in atto il suo tragico piano per sfuggire alla cattiveria di questo mondo". Alla fine del suo post, Everett ha chiesto a tutti di mobilitarsi contro il bullismo "perché solo così la vita di Dolly non sarà andata sprecata". +++ATTENZIONE LA FOTO NON PUO' ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L'AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA+++

Teenager australiana suicida per cyberbullismo era un volto pubblicitario

L'annuncio del padre su Facebook Dolly Everett aveva appena 14 anni

Il web delle cattiverie e del bullismo digitale miete un’altra vittima, questa volta in Australia, dove la 14enne Ammy “Dolly” Everett ha deciso per questo di togliersi la vita. La ragazzina, protagonista di una campagna pubblicitaria natalizia nel down under state, era stata tormentata dal web a tal punto da spingerla all’estremo gesto, lo scorso 3 gennaio. La foto promozionale, scattata a Dolly diversi anni fa, era stata utilizzata per promuovere un brand di cappelli locali e subito è finita nel tritatutto del cyberbullismo.

A darne notizia, direttamente sul suo profilo Facebook, è stato il papà di Dolly, Trick, che si è scagliato contro coloro che hanno tormentato fino alla fine sua figlia: “Non hanno nemmeno la metà del coraggio del mio piccolo angelo – scrive l’uomo in un post pubblico che ha raccolto oltre 8mila reazioni –”.

Well were do I start, I would like to thank everybody for their kind and suportive words over the last few days it is…

Pubblicato da Tick Everett su Domenica 7 gennaio 2018

L’australiano si rivolge poi direttamente ai vessatori della figlia: “Se per caso le persone che pensavano fosse uno scherzo e si sentivano superiori con il loro costante bullismo e le molestie nei suoi confronti vedono questo post, mi rivolgo a loro: venite ai funerali per assistere alla devastazione assoluta che avete creato”.

Infine, un grande appello sociale contro il bullismo: “Fermiamo i bulli, ovunque siano, soprattutto se sono tra i nostri figli. Dobbiamo cercare di salvare altre preziose vite, solo così il messaggio che arriva indirettamente dalla morte Dolly non risulterà vano”.

Sul caso è intervenuto il Premier australiano Malcom Turnbull, sottolineando come sul cyberbullismo ci sia ancora moltissimo da fare: “Dolly, sei stata amata e non sarai mai dimenticata. Dopo tanto dolore e tristezza, dobbiamo rinnovare il nostro impegno nel dire no al bullismo – ha dichiarato il Primo Ministro -. Ogni vita persa a causa dei bulli, specialmente dei giovanissimi come Dolly, è già una vita persa di troppo”.

Lo stesso brand per cui aveva posato quando aveva 8 anni, la Akubra Hats, ha scritto sulla propria fanpage un accorato appello: “Spetta a noi agire quando vediamo atti di bullismo. Dolly sarebbe potuta essere la figlia, la sorella, l’amica di ognuno di noi”.

Lorenzo Capezzuoli Ranchi

Nato a Roma durante i mondiali di Italia ’90, è iscritto all'Ordine dei Giornalisti del Lazio, albo pubblicisti. Dopo una esperienza a New York, dove studia Broadcast Journalism alla New York Film Academy, torna nella Capitale per il Master in giornalismo della Lumsa. Estroverso, spigliato e gran chiacchierone, guarda al prossimo biennio col sorriso.