Una donna tra le macerie del terremoto che ha colpito Turchia e Siria | Foto Ansa

Terremoto in Turchia e SiriaOltre 21 mila le vittimeNumero monstre di sfollati

Estratta viva ragazza dopo 103 ore Arrivano aiuti Onu, tensioni con Israele

INSTANBUL – Oltre 21 mila persone rimaste sotto le macerie. Il bilancio delle vittime del terremoto che ha colpito Turchia e Siria nella notte il 5 e il 6 febbraio 2023 continua tragicamente a salire, sembra non essere destinato a fermarsi. Ayşe Mustafa, però, ce l’ha fatta. È una cittadina siriana di 15 anni, estratta viva dalle macerie 103 ore dopo la tragedia, ora in condizioni stabili.  Il Paese è una “zona disastrata”, ha annunciato il Consiglio dei ministri siriano in una nota, sottolineando che è necessario intervenire con aiuti umanitari e soccorsi immediati. I morti attestati nella Repubblica araba sono infatti 3.377. All’ospedale pubblico di Aleppo è arrivato il presidente Bashar al Assad, per visitare alcune delle persone rimaste gravemente ferite. E si continua a scavare tra ciò che resta dei palazzi sgretolati dalla furia del terremoto, ma si profila già un altro problema: quello degli sfollati, il cui numero sembra essere ormai incontenibile. 

Aiuti anche dall’Onu

Intanto gli Stati Uniti hanno annunciato, con una nota del Dipartimento del Tesoro di Washington, la volontà di sospendere, almeno temporaneamente, alcune sanzioni economiche che colpiscono la Siria “in modo che coloro che forniscono assistenza possano concentrarsi su ciò di cui c’è più bisogno: salvare vite e ricostruire”. Secondo quanto annunciato dall’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, un convoglio umanitario dell’Onu è pronto ad arrivare in Turchia. Si dirigerà poi verso l’area nord-ovest della Siria. Il punto d’accesso alla zona è attraverso il valico di Bab al Hawa, che ha già visto passare sei convogli con coperte, materassi e tende. 

Tensione con Israele e il Kurdistan

Israele, nel frattempo, ha fatto sapere che non consentirà all’Iran di inviare armi agli Hezbollah, un gruppo paramilitare islamista, in quanto a questa mossa risponderebbe “senza esitare con un duro attacco militare”. Il Pkk, il Partito dei lavoratori del Kurdistan, ha cessato temporaneamente di inviare aiuti in Turchia. Cemil Bayik, tra i capi dell’organizzazione terroristica, ha detto che il gruppo “ha deciso di non condurre alcuna operazione di soccorso finché lo Stato turco non attaccherà”. 

 

 

Giulia Chiara Cortese

Cresciuta tra il Vesuvio e il mare, ora con il cuore diviso tra Napoli e Roma. Sono laureata in Lettere moderne alla Sapienza con una tesi in Filologia della Letteratura italiana. Inseguo da sempre il sogno di diventare una giornalista.