BRUXELLES – Un vero e proprio museo sotterraneo clandestino. Le opere erano pronte per essere vendute a collezionisti milionari e entrare nelle gallerie o case d’asta più esclusive del mondo. Ora, però, quasi trecento reperti archeologici di origine italiana stanno per tornare in patria. Si tratta di vasi e statue etrusche e romane, gioielli magno-greci, frammenti di affreschi pompeiani, piccoli bronzi e decorazioni architettoniche. Trafugati di notte e esportati illegalmente dovevano essere venduti al mercato nero. Ma è a Bruxelles – nei caveau della galleria internazionale Phoenix Ancient Art gestita dai fratelli Aboutaam – che sono state ritrovati.
Il blitz dei carabinieri
La procura di Roma e i carabinieri del Tpc ne hanno quindi richiesto il sequestro all’autorità giudiziaria belga, confermato dai giudici del Riesame per illecita provenienza e lesione del patrimonio culturale dello Stato. Le indagini si stanno concentrando anche sui tredici quadri della collezione d’arte della famiglia Agnelli-Elkann di cui si sono perse le tracce. Ricettazione ed esportazione illecita di beni culturali, dall’inestimabile valore, non solo economico, ma soprattutto culturale e storico. Sono i reati ipotizzati dal Comando Tutela Patrimonio Culturale dei carabinieri, ma che lasciano spazio ad uno dei più importanti recuperi di opere d’arte degli ultimi vent’anni, segnando un duro colpo al traffico internazionale di antichità. La società era già oggetto di un sequestro disposto dalle autorità belghe nell’ambito di un’indagine più ampia su oltre cinquecento antichità arrivate da ogni parte del mondo.
Il primo tassello: il caso Steinhardt
Tutto inizia da un’inchiesta estesa su più fronti: Italia, Stati Uniti e Belgio. L’indagine fu avviata anni fa sul caso Steinhardt, il collezionista newyorkese coinvolto nel traffico di beni archeologici, che si occupò della compravendita di quattro reperti italiani. Successivamente le indagini furono affidate a una squadra investigativa comune Italia-Belgio, incrociando banche dati e foto d’archivio, che è riuscita a rintracciare nei depositi della Phoenix Ancient Art di Bruxelles almeno 283 reperti di origine italiana. Tra questi, 132 sono risultati di certa provenienza italiana, mentre per gli altri 151 la probabilità è altissima.
Chi sono i fratelli Aboutaam
I due attori coinvolti sono i fratelli libanesi Aboutaam, star del mercato antiquario mondiale. Ali è uno dei principali esponenti del mercato internazionale di antichità, mentre il fratello, Hicham, è il proprietario della galleria Electrum. Più che dei mercati si definiscono “custodi della cultura”. “Dal 1968 preserviamo la bellezza dell’antico”, scrivono sul sito della Phoenix Ancient Art, riferimento internazionale dell’antiquariato, che gestiscono tra Ginevra e New York. Nei loro confronti non è scattato nessun provvedimento e nessuna accusa. Nel mirino della giustizia rientra invece la loro società, ritenuta uno dei canali attraverso i quali i reperti riciclati acquisivano una falsa provenienza legittima. In passato il duo era stato già destinatario di perquisizioni in Svizzera e Belgio e oggetto di indagini in Egitto e Medio Oriente. E se per i fratelli si tratta di un’ennesima “coincidenza d’indagine”, il caso potrebbe inserire la tessera mancante nell’intrecciata mappatura del commercio illecito.