NEWS ANSA

Sito aggiornato alle 16:05 del 27 dicembre 2025

HomeSport Tranquillo, parla la voce italiana dell’Nba: “Il basket europeo vale 3 miliardi l’anno”

“Eurolega e Fiba inefficienti
Nba sarà un nuovo player
con risorse molto superiori”

Tranquillo, voce del basket su Sky

“Finita l’era del patron-mecenate”

di Giacomo Basile15 Dicembre 2025
15 Dicembre 2025
Tranquillo

Flavio Tranquillo, cronista di Sky Sport ed esperto di basket Nba

Da sogno per gli appassionati a realtà concreta. L’ambizioso progetto cestistico Nba Europe comincia a prendere forma tra dichiarazioni ufficiali della lega americana e voci di corridoio. Flavio Tranquillo, esperto di basket Nba e cronista di Sky Sport, chiarisce con Lumsanews le prospettive e i limiti di questo nuovo capitolo per il movimento cestistico europeo.

Tranquillo, quando il commissario Adam Silver parla di Nba Europe, si riferisce a un progetto sportivo o principalmente industriale?

“Non esiste una frattura tra i due aspetti, che sono sinergici. Le motivazioni del progetto sono commerciali ed economiche, il suo oggetto è sportivo”.

In Europa il basket fatica a reggersi economicamente, con buona parte dei club che chiudono l’anno in rosso. L’Nba potrebbe riuscire a rendere la pallacanestro più sostenibile e redditizia?

“I risultati economici di imprese e settori sono legati a leggi che hanno valenza generale. Frasi come ‘in Europa il basket è insostenibile perché i proprietari vogliono vincere’ o ‘ negli Usa il basket è profittevole perché i proprietari vogliono guadagnare’ tradiscono un’analisi piatta e superficiale. Ciò che conta è il valore che da un mercato si può estrarre. Notizie di stampa riferiscono che – secondo le analisi di Nba – il valore potenziale del mercato cestistico europeo è di 3 miliardi l’anno. Per estrarlo servono investimenti e know-how. Vedremo, se sarà il caso, quale approccio porterà Nba”.

Per quanto riguarda invece la selezione di nuovi talenti, Nba Europe potrebbe diventare un’alternativa credibile all’Ncaa e alla G-League, la lega di sviluppo Nba?

“Ncaa (il campionato delle squadre collegiali americane, ndr) non seleziona talenti, vive di vita propria e non ha rapporti, men che meno economici, con Nba. Per quello che immagino, i giocatori di Nba Europe avranno le stesse possibilità che hanno oggi quelli di Euroleague di accedere al campionato Nba. Il progetto non ha, credo, soprattutto questa valenza, ma certo chi giocherà in Nba Europe avrà la possibilità di competere per un posto in Nba”.

Con i club più abbienti che, probabilmente, si sposteranno in Nba Europe, l’Eurolega ha davvero i giorni contati?

“Non sono in grado di fare un pronostico, ma per come è stato sfruttato il mercato europeo fino a oggi, le due realtà che competono (Fiba ed Eurolega) non sono riuscite a trovare sostenibilità. Ora questi due player inefficaci e inefficienti vengono affiancati sul mercato da un altro con risorse enormemente superiori in termini di investimenti. Chi c’era dovrà competere più e meglio per prosperare, cosa che non è stata in grado di fare finora. Nulla però vieta di cominciare a farlo”.

Stando a quanto detto da Silver, Roma e Milano dovranno avere un ruolo nella nuova lega. Nella Capitale però mancano una società e un palazzetto, essendo il PalaEur uno spazio polivalente che va affittato. Secondo lei è plausibile che si arrivi ad avere una squadra e una struttura praticabile entro il 2027?

“Non conosco la realtà di cui si parla. In termini generali, gli investimenti di Nba Europe saranno anche, anzi soprattutto nella fase iniziale, di natura infrastrutturale. Non significa che abbiano una bacchetta magica per fare arene dal nulla, ma che si stanno certamente muovendo in questa direzione, probabilmente in partnership con costruttori e amministrazioni”.

Per Milano c’è da capire se sarà l’Olimpia a partecipare o il Milan, con una nuova squadra. Secondo lei è possibile che venga coinvolto il club rossonero?

“Le speculazioni sono alimentate da soggetti che hanno un interesse, ma non so valutarne la consistenza. Ciò detto, se si vuole comprendere il concetto di franchigia bisogna fare riferimento a proprietà collettive. A investire nelle franchigie saranno infatti soggetti di varia natura, come compagnie di private equity e fondi privati o sovrani. Presumo, per le notizie che vengono fatte circolare, che ci siano anche situazioni di brand equity, in cui Milan, Inter, Olimpia o soggetti similari conferiscono –oltre alla partecipazione in senso stretto – il valore che hanno creato con il proprio brand. È un modello molto lontano da quello, fallito, del proprietario-mecenate che appiana perdite. Il che, di per sé, non garantisce profitti nel medio-lungo periodo”.

Ti potrebbe interessare