Il “tribunale del popolo” di Grillo per i giornalisti scatena dure reazioni di Ordine e Fnsi. Iacopino: «Neanche Stalin ipotizzava tanto»

Grillo castello LericiSul castello di Lerici, assurto da Beppe Grillo a simbolo della rivalsa grillina sui ventennali “malfattori” italiani, si posa l’ultima pietra del piano di vendetta pentastellato. Tra le mura della roccaforte ligure, come l’ex comico ha proposto – prima da ospite a “Porta a porta” e poi ancora sul suo blog – verranno virtualmente rinchiusi i politici, i giornalisti e gli imprenditori che verranno riconosciuti colpevoli dall’”altissimo tribunale del popolo della Rete”.
Un processo mediatico all’«orrendo trio» – come è stato definito – che si svolgerà sul blog e colpirà chiunque venga inserito nella “lista-nera” redatta non si sa da chi, non si sa con quali criteri. L’avatar del colpevole verrà quindi condotto in una virtuale cella della virtuale riproduzione del castello ligure. «Uno sputo digitale», lo definisce il leader genovese. Ogni cella avrà «la sua targhetta», dimostra Grillo con un plastico del castello – portato in dono a Bruno Vespa – con tanto di foto dei primi prigionieri: da Mario Monti allo stesso Vespa, passando per Silvio Berlusconi per il quale, scrive l’ex comico, «verrà riprodotta integralmente la cella di Al Capone ad Alcatraz, sperando di non avere querele da parte dei discendenti di Al Capone».
Nei piani del dumvirato Grillo-Casaleggio, il processo, che ha i giornalisti come prime vittime annunciate, si svolgerà dopo le elezioni europee. Verranno adottati con tutta probabilità gli stessi tre gradi di giudizio utilizzati nel corso dell’anno per le espulsioni dei parlamentari dissidenti: un primo sputo dagli iscritti certificati al blog, un secondo dai parlamentari, per poi terminare con l’ultimo inappellabile sputo della Rete tutta. Ci saranno le prove e i testimoni di accusa come in un processo vero, tenta di rassicurare Grillo che riconosce come, al di là dello stuzzicamento di masochistiche fantasie anticasta, «un tribunale popolare non possa sostituirsi alla giustizia nell’erogazione delle pene, ma può informare i cittadini sui furti e le malversazioni di un sistema che ha portato allo sfascio l’Italia». «Il processo durerà almeno un anno – scrive ancora Grillo – le liste saranno rese pubbliche quanto prima e l’ordine in cui saranno processati gli inquilini del castello sarà deciso in Rete. La prima categoria sarà quella dei giornalisti che hanno occultato la verità agli italiani nell’ultimo ventennio. I pennivendoli di Regime».
Non sono tardate le reazioni da parte della Fnsi e dell’Ordine dei giornalisti. «I processi popolari li fanno i regimi e le dittature», ha tuonato il presidente della Federazione della stampa Franco Siddi. «La nuova intemperata di Grillo – ha proseguito Siddi – appare proprio l’idea aggiornata di un neo-fascismo prossimo venturo, che riprende concetti e spunti delle adunate di Piazza Venezia convocate dal Duce per additare i colpevoli che un giorno sarebbero stati colpiti». Gli fa eco il presidente dell’Ordine Enzo Iacopino, che replica a Grillo: «Neanche Stalin, nelle sue tragiche purghe, ipotizzava tanto e faceva celebrare dei comici processi nei quali il difensore si rimetteva alla clemenza della corte» e, come pene, «forse pensa a manganello e olio di ricino».
Per fortuna una leggenda ligure, di cui ogni abitante di Lerici ha sentito parlare almeno una volta, vuole che nel castello ci sia una via di fuga sotterranea.

Federico Capurso

Nato a Roma il 24 Marzo 1989 e laureato in Scienze delle Comunicazioni Sociali all’Università Pontificia Salesiana. La sua carriera giornalistica ha inizio nel 2012, quando inizia a collaborare con L’Opinione delle Libertà e con il Roma Post, occupandosi di cultura e spettacolo. Nel 2013 passa a La Voce Repubblicana, dove cura la rubrica “Avviso ai naviganti”, dedicata a internet e alle nuove tecnologie. Dal 2013 cura e dirige la produzione digitale della casa editrice Edizioni del Baretti.