HomeEsteri Brexit, l’accordo scontenta tutti. 40 miliardi di sterline per lasciare Bruxelles

L'accordo scontenta tutti
40 miliardi di sterline
per lasciare Bruxelles

Sì all'unione doganale fino al 2020

condizioni speciali per l'Ulster

di Mariacristina Ponti15 Novembre 2018
15 Novembre 2018

La premier britannica Theresa May è riuscita ieri, dopo un vertice di cinque ore, a strappare il primo sì dei suoi ministri per un accordo con l’Unione europea sulla Brexit. Di fatto non si tratta di una vittoria, ma solo di un primo passo verso una negoziazione tra il Regno Unito e l’Europa unita che porterà i primi ad abbandonare, con qualche garanzia, l’Ue il 29 marzo 2019.

Un primo passo che non prelude a niente di positivo. L’accordo trovato ieri sera tra gli esponenti del governo conservatore potrebbe non avere la forza per superare le forche caudine prima dei leader europei e poi del Parlamento britannico. Sono molti, infatti, quelli che pensano che i punti messi neri su bianco ieri non accontentino né quelli che alla Brexit erano favorevoli, né quelli che hanno votato contro al referendum del 23 giugno 2016.

Nelle 585 pagine della bozza sull’intesa sono molti i nodi cruciali che potrebbero essere contestati. Uno su tutti quello relativo alla questione nordirlandese, che resterebbe in una sorta di mercato unico europeo anche dopo il 31 dicembre 2020, giorno in cui si porrà fine al periodo transitorio voluto soprattutto dall’Unione. Dal 2021, infatti, il Regno Unito uscirà dall’unione doganale dell’Ue.

Un altro punto fondamentale è quello rappresentato dalla circolazione libera dei cittadini. Una volta scaduto il termine, per poter andare a studiare o lavorare in Gran Bretagna potrebbe servire un visto; i turisti dovranno invece munirsi del semplice passaporto. Le questioni Gibilterra e Cipro verranno invece regolate con accordi bilaterali con Madrid e Nicosia.

Il braccio di ferro sui conti, utili per far fronte agli obblighi assunti dal Regno Unito come Stato membro, hanno portato a una vittoria dell’Unione: sono 40 miliardi le sterline che i britannici pagheranno all’Ue per coprire le spese pregresse.

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