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Trump e l’ultradestra, la Casa Bianca si tinge di nero

di Siria Guerrieri28 Febbraio 2017
28 Febbraio 2017

«Hail Trump! Hail victory!» Tradotto in tedesco: Sieg Heil. A pochi passi dalla Casa Bianca, il saluto nazista risuona dal palco del convegno dell’Alt-right, la galassia della destra suprematista bianca che sostiene Trump. Siamo a pochi giorni dalla vittoria del candidato repubblicano alle elezioni presidenziali. Ci sono le telecamere delle televisioni nazionali. Ma per Richard Spencer, il leader dell’estrema destra, non è un problema. È lui a urlare lo slogan hitleriano a chiusura del suo intervento, per celebrare la vittoria del tycoon. I militanti e gli spettatori del convegno rispondono con il braccio alzato. Le immagini vengono diffuse dai media, in poche ore sale la polemica. Alcuni giornalisti, preoccupati, chiedono al neopresidente: è d’accordo con gli slogan in stile nazista? Trump, come nel suo stile, affida la sua risposta a un tweet. «Li condanno», scrive.

Il leader dell’estrema destra Richard Spencer dal palco del comizio del National Public Institute, mentre lancia lo slogan Hail Victory, Hail Trump! in un fotogramma ripreso dalla tv nazionale CNN.

Eppure, “The Donald” ha chiamato a occupare i posti chiave della nuova amministrazione proprio i maggiori leader della galassia Alt-right. A cominciare da Stephen Bannon, ex Ceo della campagna elettorale di Trump, seguace di Julius Evola, nominato capo stratega e consigliere personale alla Casa Bianca, e poi incaricato di presiedere il National Security Council. Passando per Stephen Miller, il 31enne assistente personale e senior advisor del presidente Usa, apertamente antisemita, autore dei più controversi ordini esecutivi firmati da Trump in queste ultime settimane. Per arrivare a Sebastian Gorka, attuale vice assistente alla presidenza: leader dell’estrema destra, Gorka ha partecipato a diversi incontri di gruppi apertamente filonazisti in Ungheria, fotografato in varie occasioni ufficiali con una medaglia nazista appuntata sulla giacca.

Il presidente Donald Trump con Steve Bannon, capo stratega e consigliere alla Casa Bianca.

Bannon è la vera eminenza grigia della nuova presidenza Usa. Nato in Virginia 63 anni fa, negli anni ’80 entra nel mondo dell’alta finanza, e lavora come dirigente per Goldman Sachs. È il “Richelieu” di Donald Trump, la figura più di spicco della galassia Alt-right. Nel 2012 prende le redini di Breitbart News, un sito web di estrema destra che raccoglie 21 milioni di visite al mese. Lo trasforma in un punto di incontro per movimenti nazionalisti bianchi, in particolare quelli che includono antisemitismo e xenofobia nella loro agenda. Breitbart diventa la piattaforma di riferimento dell’Alt-right, e inizia a diffondere una molteplicità di fake news, poi diventate virali: una tra le tante, quella che sosteneva che Barack Obama fosse un musulmano nato in Kenya.

Steve Bannon di spalle. Ex direttore del sito Breitbart Bews, Bannon è autore insieme a a Stephen Miller dell’ordine esecutivo per il “Travel Ban”, il blocco degli ingressi dai sette paesi musulmani.

L’Alt-right, sinonimo di alternative right, vede la luce su internet. Una sorta di eterogenesi di varie comunità, creatasi sul web. Un’etichetta che riunisce vari gruppi neonazisti e di estrema destra, ma anche centinaia di migliaia di singoli individui. L’Alt-right è un movimento inedito, diverso dalla tradizionale rappresentanza isolata e minoritaria propria dei movimenti suprematisti bianchi del passato. Una piattaforma che ha trovato una formula nuova, innovativa. Più accattivante e in linea con i tempi. Capace di attrarre sul web centinaia di migliaia di maschi bianchi, per lo più giovani, frustrati dall’arretramento nella scala sociale e dall’impoverimento di cui le generazioni occidentali hanno sofferto nel corso di questi anni, dopo la crisi del 2009. Con il meme Pepe the Frog ha invaso la rete, sdoganando, attraverso il disegnino comico di un rospo stilizzato, i temi caldi dei razzisti dell’estrema destra. Una rana abbozzata con poche linee grafiche, che fa propaganda pro-Trump, e che lancia messaggi neo nazi, diventata virale nel giro di poche settimane. Anche e soprattutto grazie al sito Breitbart News, diretto proprio da Bannon.

Il meme Pepe the Frog, originariamente creato dall’artista americano Matt Furie, qui in un’immagine di propaganda dell’Alt-right, in favore della costruzione del muro anti-immigrati lungo il confine con il Messico.

Ruth Ben-Ghiat, docente della New York University, autorevole commentatrice della CNN e intellettuale di spicco del mondo accademico statunitense, è un’esperta di fascismo e regimi autoritari. Con il delinearsi delle scelte operate da Trump presidente, Ben-Ghiat ha osservato la progressiva manifestazione di una serie di segnali che vanno tutti in un’unica direzione: la scalata all’interno dell’amministrazione della destra Alt-right. L’abbiamo intervistata, in esclusiva per LumsaNews, per chiederle quali sono i legami tra l’amministrazione Trump e la galassia dell’estrema destra (qui il link all’intervista integrale http://bit.ly/2lpJyrm). «Stephen Bannon – spiega – è il vero cervello di questa amministrazione. È un individuo pericoloso, per via del suo programma di “decostruzione dello Stato” e per la sua teoria secondo la quale è necessario un “evento shock” per destabilizzare il governo. Abbiamo potuto vedere i primi effetti del suo potere in queste settimane seguenti all’Inauguration Day». «Bannon – continua – è il teorico dell’Alt-right all’interno dell’amministrazione, insieme a Stephen Miller e Sebastian Gorka».

«L’influenza di neonazisti come Richard Spencer, attraverso Miller e Bannon, può essere riscontrata nel fatto, ad esempio, che la Casa Bianca ha espressamente mancato di menzionare gli Ebrei nel discorso per le celebrazioni della Giornata del Ricordo dell’Olocausto», conclude, preoccupata, Ben-Ghiat.

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