HomeEsteri Tortura contro il terrorismo, Donald Trump tuona: “Combattere fuoco col fuoco”

Tortura contro il terrorismo
Donald Trump tuona
"Fuoco contro il fuoco"

L'intervista di ieri a Abc News

"Il waterboarding funziona"

di Carmelo Leo26 Gennaio 2017
26 Gennaio 2017

Neanche il tempo di digerire il via libera di Donald Trump alla barriera con il Messico, che arrivano nuove preoccupanti dichiarazioni del neopresidente americano. Questa volta a proposito della tortura. Nella sua prima intervista dopo il giuramento, rilasciata ieri all’emittente Abc News, si è parlato anche di sicurezza e terrorismo. Ed è subito risultata chiara la posizione del tycoon in proposito: «Ciò che voglio è mettere al sicuro il nostro Paese. Quando lo Stato Islamico fa cose di cui nessuno ha sentito dai tempi del Medioevo, come tagliare la testa dei nostri cittadini solo perché cristiani in Medio Oriente, cosa dovrei pensare del waterboarding? Dobbiamo combattere il fuoco con il fuoco».

L’intervista è arrivata dopo che la stampa americana aveva pubblicato una serie di bozze di eventuali nuovi ordini esecutivi, inerenti alla riapertura delle prigioni segrete della Cia (si pensi a Guantanamo) e alla ripresa del ricorso a metodi di interrogatorio duro, come il waterboarding appunto. Già in campagna elettorale Trump aveva dichiarato di voler ripristinare tale pratica, che consiste nel gettare acqua sulla faccia di un prigioniero, precedentemente immobilizzato su un asse inclinato. Un annegamento controllato, presente nella lista delle otto modalità di interrogatorio espressamente vietate da una legge federale varata dall’amministrazione Obama nel 2009, che bandiva la tortura come metodo per carpire informazioni ai prigionieri. Sempre ieri il portavoce di Trump, Sean Spicer, aveva assicurato che quelli pubblicati sui giornali americani non erano documenti della Casa Bianca. Ma il presidente con le sue affermazioni sembra dirigersi in un’altra direzione.

«Ho parlato nelle ultime 24 ore con persone ai più alti livelli dell’intelligence ed ho chiesto loro se la tortura funziona. La risposta è stata assolutamente sì», ha continuato poi Trump rivolgendosi all’intervistatore. Sembra già presa quindi la decisione di ripristinare la detenzione carceraria di sospetti terroristi in strutture blindatissime e le vecchie tecniche di tortura. Ciononostante, il tycoon ha spiegato che nei prossimi giorni ne discuterà con il direttore della CIA, Mike Pompeo, e con il segretario alla Difesa, James Mattis. Dura la reazione delle opposizioni, che sembrano riporre qualche speranza proprio in Mattis: nonostante una fama che gli è valsa il soprannome di “cane rabbioso”, già in campagna elettorale questi aveva spiegato a Trump che a suo avviso «un pacchetto di sigarette e un paio di birre funzionano meglio della tortura».

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