Ancora tensioni in Tunisia per il funerale di Belaid ucciso due giorni fa. Oggi sciopero generale

Sarà una giornata ad altissima tensione quella di oggi a Tunisi, dove l’Union Tunisienne Generale du Travail (Ugtt), il principale sindacato del paese, ha proclamato uno sciopero generale in concomitanza con i funerali del leader del Partito dei patrioti democratici, l’oppositore di sinistra Chokri Belaid, assassinato due giorni fa davanti alla sua abitazione a Tunisi. Secondo quanto riferisce France Press, sarebbero cinquemila le persone radunate già da questa mattina a Djebel Jelloud, il quartiere dove saranno celebrate le esequie. Ma la folla continua ad aumentare ora dopo ora.

Questa mattina la capitale era ridotta a una città-fantasma, completamente paralizzata in attesa dello sciopero generale. Le strade erano deserte: circolavano soltanto pochi autobus e tram pubblici, a bordo dei quali peraltro la presenza di passeggeri era ridottissima. Negozi e università sono chiusi, e tutti i voli della compagnia di bandiera Tunisair sono stati cancellati.

Dopo due giorni di disordini e tafferugli, si prevede che il principale sindacato tunisino, forte del suo mezzo milione di iscritti, riuscirà a portare in piazza diverse decine di migliaia di persone alla conclusione della tradizionale preghiera del mezzogiorno, nel venerdì festivo musulmano. Si temono quindi scontri tra manifestanti e sostenitori del partito islamista al Governo Ennhada. Ieri il premier Hamad Jebali aveva annunciato l’intenzione di rassegnare le dimissioni per cedere il posto a un esecutivo formato da tecnocrati, e placare così le ire degli oppositori. Ma niente da fare, dal suo stesso partito è arrivata la smentita, per bocca del responsabile Sahbi Atig, che ha respinto l’ipotesi perché la proposta di Jebali non sarebbe stata oggetto di alcuna consultazione con i deputati. L’omicidio di Belaid ha provocato quindi una frattura interna nel partito islamico al potere, accusato peraltro dalla famiglia della vittima di essere mandante dell’assassinio.

La Presidenza tunisina, da parte sua, ha reso noto ufficialmente ieri sera di non avere alcuna notizia sulla formazione di un nuovo governo tecnico. “Il presidente non ha ricevuto le dimissioni del Primo ministro né i dettagli di un esecutivo ristretto e apolitico” come quello annunciato da Jebali, si legge in un comunicato in cui si sottolinea che “ogni cambiamento deve compiersi nel quadro della legalità rappresentata dall’Assemblea Nazionale costituente”, in cui Ennahda ha la maggioranza relativa.