WASHINGTON – “La fusione tra Netflix e Warner Bros? Potrebbe essere un problema, la quota di mercato è troppo alta”. A esprimere un parere così scettico sull’operazione finanziaria più chiacchierata del momento non è stato un analista, bensì il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Ma perché l’inquilino della Casa Bianca ha deciso di esporsi in prima persona su un’operazione che sarà messa al setaccio dall’Antitrust? Oltre ai rapporti con Larry Ellison, patron di Oracle, e il figlio David, numero uno di Paramount, sembra che per l’universo MAGA la sfida per il controllo dell’intrattenimento e dei media sia innanzitutto una partita politica tra The Donald e l’ex presidente Usa Barack Obama.
L’attacco degli influencer MAGA
Nonostante il legame familiare con il genero Kushner e i rapporti d’affari con Oracle e i Paesi del Golfo siano di per sé motivi che fanno propendere The Donald verso Paramount, dietro la presa di posizione del presidente degli Usa sembra esserci la spinta della galassia MAGA. Alcuni tra i principali influencer seguaci del movimento Make America Great Again riconducono Netflix ai coniugi Barack e Michelle Obama, per via di un accordo multimilionario siglato nel 2018 con Higher Ground, casa di produzione fondata dai due coniugi.
Oltre agli attacchi degli influencer Jack Posobieck e Benny Johnson, a rincarare la dose contro il legame tra la Grande N e gli Obama ci ha pensato Laura Loomer, repubblicana nota per le sue teorie complottiste, che ha posto l’accento sulla figura di Susan Rice, consigliera per la Sicurezza nazionale durante il secondo mandato di Barack Obama, e attuale membro del consiglio di amministrazione di Netflix.
Smith: “Trump non ama che qualcuno concluda affari usando il suo nome”
Ma le implicazioni non finiscono qui. Nicole Avant, moglie di Sarandos, ha ricoperto il ruolo di ambasciatrice alle Bahamas tra il 2009 e il 2011, durante la prima presidenza Obama. Non è un caso dunque che il numero 1 di Netflix sia un finanziatore del Partito Democratico americano, anche se i colloqui privati avuti con Trump nelle settimane precedenti all’offerta per Warner potrebbero cambiarne rapidamente l’inclinazione politica.
D’altro canto, come ha recentemente spiegato a Repubblica Ben Smith, uno dei più acuti analisti dei media americani, “gli Ellison hanno esagerato nel segnalare in giro che avevano il sostegno di Trump”. E si sa, The Donald “non ama che qualcuno concluda affari usando il suo nome”. Dunque la partita resta aperta e fino all’otto gennaio, data entro cui gli azionisti Warner dovranno accettare o rifiutare la controproposta di Paramount, tutto può succedere in un vortice che, a proposito di HBO, sembra incarnare una massima tratta da “Il Trono di Spade”, secondo cui: “Al gioco del trono, o si vince o si muore”.


