“La filiera dei prezzi è complessa e purtroppo è spesso opaca”. Lo afferma nella sua intervista a Lumsanews l’esperto di pricing Danilo Zatta secondo cui “l’inflazione reale, quella che si sente nel portafoglio, è spesso più alta del dato che leggiamo nei bollettini ufficiali”.
Chi e cosa consente la sproporzione tra dati ufficiali dell’inflazione e dati reali?
“La differenza tra l’inflazione ufficiale e quella percepita dalle famiglie nasce principalmente da come viene misurato il fenomeno. L’Istat calcola l’inflazione attraverso un paniere di beni e servizi che rappresenta i consumi medi dell’intera popolazione. Il problema è che questa media non rispecchia la realtà di tutti. Per esempio, il paniere comprende voci come elettronica, viaggi o servizi digitali, che non incidono molto sulla spesa quotidiana delle famiglie a reddito medio-basso. Al contrario, beni essenziali come cibo, affitto, trasporti o energia, che pesano molto di più sul bilancio di una famiglia comune, hanno un peso relativamente ridotto nel calcolo complessivo”.
Che cosa ci può dire sui fenomeni speculativi legati ai passaggi da produttore a consumatore?
“Quando un prodotto passa dal produttore al consumatore attraversa diverse fasi: grossisti, trasportatori, distributori, punti vendita. In ciascun anello della catena, il prezzo può subire incrementi non sempre giustificati da reali aumenti dei costi. Questo è il terreno fertile per la speculazione, soprattutto in periodi di instabilità economica o geopolitica. Facciamo un esempio: se aumenta il prezzo dell’energia, anche solo temporaneamente, molti operatori della filiera di produzione possono cogliere l’occasione per ritoccare i listini, giustificandosi con l’aumento dei costi, anche quando la materia prima o la logistica non sono state realmente colpite. Si tratta di una forma di inflazione opportunistica, in cui il rincaro dei prezzi diventa una scusa per ampliare i margini”.
A pagarne il prezzo, ovviamente, è sempre il consumatore…
“Sì, ma anche i piccoli produttori, che spesso non riescono a trasferire i propri aumenti di costo perché non hanno il potere contrattuale necessario.
La mancanza di trasparenza sui passaggi è uno dei principali problemi del sistema. Una maggiore tracciabilità dei prezzi lungo la filiera, resa possibile anche da strumenti digitali, potrebbe contribuire a limitare queste distorsioni. In sostanza, la speculazione si insinua dove mancano equilibrio, concorrenza e chiarezza”.
Qual è il ruolo della grande distribuzione organizzata?
“La grande distribuzione organizzata è uno snodo cruciale tra produttori e consumatori. Da un lato, ha la capacità di esercitare un enorme potere d’acquisto e di contrattazione, dall’altro può diventare anche un attore che amplifica le distorsioni del mercato, soprattutto quando utilizza la leva del prezzo come strumento strategico. In molti casi, i supermercati e le catene hanno cercato di contenere i rincari attraverso offerte e promozioni, soprattutto nei periodi di maggiore pressione inflazionistica. Tuttavia, non mancano situazioni in cui le grandi catene hanno aumentato i costi più del necessario, approfittando del fatto che il consumatore, bombardato da notizie sull’inflazione, si aspettasse comunque dei rincari”.


