ROMA – Una famiglia su tre limita la spesa alimentare. È la fotografia scattata dall’Istat sui dati del 2024, che non mostrano, tuttavia, particolari variazioni in merito alla spesa mensile delle famiglie rispetto all’anno precedente, pari a 2755 euro, contro i 2738 del 2023. Il Nord Est detiene il primato sulla spesa media più alta, arrivando a 834 euro in più rispetto a quella delle famiglie del Sud. Una differenza, in termini percentuali, del 37,9%.
Spesa media più alta nel Nord Est. Trentino Alto-Adige e Lombardia in cima alla classifica
I livelli di spesa più elevati, superiori alla media nazionale, si registrano nel Nord-est (3.032 euro), nel Centro (2.999 euro) e nel Nord-ovest (2.973 euro). Più bassi e inferiori alla media nazionale le quote raggiunte nelle Isole (2.321 euro) e nel Sud (2.199 euro). Trentino-Alto Adige e Lombardia si confermano le regioni con la spesa media mensile più elevata, mentre Calabria e Puglia sono quelle con la spesa più contenuta
Livelli pre-Covid, continua il trend positivo
Per il secondo anno consecutivo, la spesa è significativamente superiore al livello pre-Covid, che nel 2019 era stata pari a 2.561. In particolare, tra il 2019 e il 2024 la spesa per consumi delle famiglie è aumentata del 7,6% a fronte di un’inflazione, misurata sullo stesso arco temporale dall’Indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca), del 18,5%.
Carrello totale in generale equilibrio
Restano stabili rispetto al 2023 – nonostante un aumento dei prezzi del 2,5% (Ipca) – i dati riguardanti la spesa per l’acquisto di prodotti alimentari e bevande analcoliche, con un peso totale sul carrello pari al 19,3%. Un generale equilibrio si registra anche in tutte le divisioni di spesa non alimentari, pari in media a 2.222 euro mensili, l’80,7% della spesa totale.
Aumenta l’acquisto di servizi di ristorazione e alloggio. Abbigliamento e calzature limitate
Continua a crescere la spesa relativa a servizi di ristorazione e di alloggio – boom nel Centro anche se il Nord Est continua a detenere il record – con un aumento del 4,1%. Dato sicuramente inferiore al 16,5% raggiunto l’anno precedente. Mentre rimane limitato l’acquisto familiare di abbigliamento e calzature, con il 47,5% delle famiglie italiane che ha provato a ridurlo.