ROMA – È iniziato a Palazzo Chigi l’incontro tra il governo e le organizzazioni datoriali e di categoria per discutere le priorità e le proposte in vista della prossima legge di bilancio. Un colloquio che è partito subito con alcuni dissensi: il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ha manifestato contrarietà per l’assenza “di crescita e di certezze”. Anche il vicepresidente di Confindustria, Angelo Camilli, ha notato alcune lacune soprattutto sulla “mancanza di misure forti a sostegno degli investimenti. Misure quanto mai necessarie in una situazione che vede una crescita prossima allo zero sostenuta principalmente dal Pnrr”.
L’incontro di oggi (13 ottobre) ha avuto il via dopo il vertice di ieri sera della maggioranza in cui si è fatto il punto sulla manovra per tirare le fila in vista del Consiglio dei ministri che domani approverà il Documento programmatico di bilancio e la legge di bilancio.
Durante la riunione, sono stati toccati temi come il taglio della seconda aliquota Irpef a favore del ceto medio, la pace fiscale e il congelamento, parziale, dell’aumento dell’età pensionabile. Il vero nodo resta la collaborazione delle banche (e probabilmente anche delle assicurazioni). Il governo punta ad un loro contributo “concertato” e senza intenti “punitivi”. Tra le ipotesi anche quella di una proroga dell’intervento sulle Dta (imposte differite attive). Le entrate si aggirerebbero intorno ai 2,5 miliardi.
Ancor prima del vertice, Antonio Tajani ha tenuto a puntualizzare che sugli istituti “ha prevalso la linea di Forza Italia: nessuna tassa sugli extraprofitti, ma dialogo costruttivo”.
Con una dote di 16 miliardi, la manovra 2026 si annuncia come la più leggera dal 2014. Quell’anno il ddl bilancio si chiamava ancora legge di stabilità e il governo di Enrico Letta la approvò con un valore iniziale di 11,5 miliardi, saliti poi ad oltre 14 nel percorso parlamentare.