Mauro Antonelli, responsabile dell’Ufficio studi dell’Unione Nazionale Consumatori, spiega a Lumsanews come l’aumento dei prezzi dei beni di largo consumo incide sulle scelte degli italiani.
Il carrello della spesa diventa sempre più salato mese dopo mese…
“Purtroppo sì. Da gennaio 2025 fino al mese di agosto c’è stato un aumento costante dei prezzi dei beni di largo consumo – quindi delle cosiddette spese obbligate come prodotti alimentari, articoli per la cura della persona o per la casa – che ha inciso pesantemente sulle tasche delle famiglie italiane. Quando l’inflazione scende, bisogna capire voce per voce quali sono le spese che diminuiscono e quali sono, invece, quelle che aumentano. Ecco perché da anni chiediamo che l’Istat, oltre alla variazione dei prezzi, dia anche una misura effettiva del costo della vita”.
È il costo della vita, dunque, il vero problema?
“Sì, ma non solo. In questo momento, le famiglie continuano a pagare l’inflazione degli anni precedenti. Noi paghiamo l’inflazione che c’è stata nel 2024, nel 2023 e anche quella del 2022 (anno di inizio della guerra in Ucraina – ndr.) che aveva raggiunto il record dell’8,1%. I prezzi dei prodotti alimentari, come ad esempio l’olio d’oliva o la pasta, pur avendo avuto una leggera flessione sono comunque troppo elevati rispetto agli stipendi medi delle famiglie. Oggi l’olio lo paghi all’incirca 9,90€, quando prima costava 6,90€”.
Come si esce da questo circolo vizioso?
“Inascoltati da secoli, chiediamo all’Istat di introdurre due nuovi indici, che andrebbero ad aggiungersi a quelli già esistenti. Un indice simile al Nic (l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività – ndr.) ma con i pesi calcolati sulla base dei consumi delle famiglie residenti (mentre oggi è tarato sulla spesa nel territorio economico, quindi anche sulla spesa dei turisti stranieri) e uno per i pensionati al minimo, ossia sulla base della spesa di chi non arriva a fine mese”.
Cosa pensa del patto anti-inflazione introdotto dal governo Meloni nel 2023 per frenare l’aumento dei prezzi sui beni di largo consumo?
“Il patto anti-inflazione è stato una presa in giro. Forse si sono leggermente abbassati i prezzi di alcuni prodotti di marca nei supermercati, ma è stato il nulla cosmico. Non c’era un impegno preciso. Ad esempio, avrebbe potuto esserci un elenco dettagliato dei prodotti con un obbligo di tutta la filiera a ridurre i prezzi praticati. Ma così non è stato”.


