ROMA – Il braccio di ferro sulla manovra si sposta in piazza. La Cgil ha infatti indetto uno sciopero generale per il 12 dicembre prossimo proprio contro la legge di bilancio 2026. La decisione è stata presa ieri, 6 novembre, dall’assemblea dei delegati della Confederazione generale italiana del lavoro, mentre l’annuncio è arrivato venerdì 7 novembre attraverso le parole del presidente dell’assemblea Fulvio Fammoni durante un’iniziativa del sindacato a Firenze.
Landini: “Manovra non aumenta i salari, preleviamo ai ricchi”
Presente alla riunione nel capoluogo fiorentino anche Maurizio Landini. “Riteniamo – ha dichiarato il segretario generale della Cgil – che questa sia una manovra ingiusta, sbagliata e la vogliamo cambiare. L’emergenza fondamentale in questo momento è il salario: c’è bisogno di aumentare i salati, questa manovra non lo fa. Abbiamo avanzato una proposta, un contributo di solidarietà che riguarda 500 mila persone ricche, chi ha una ricchezza superiore ai 2 milioni. Basterebbe un loro contributo al fisco di un 1% per poter avere 26 miliardi da investire”.
Bankitalia e Istat contro la manovra
La decisione della sigla sindacale si aggiunge alle critiche di Bankitalia e Istat alla manovra. Durante l’ultima giornata di audizioni in commissione bilancio di Camera e Senato, Francesco Maria Chelli, presidente dell’Istat, ha confermato che oltre l’85% delle risorse dal taglio dell’Irpef sarebbero destinate “alle famiglie dei quinti più ricchi della distribuzione del reddito”. La scarsa validità dell’intervento è stata ribadita anche da Fabrizio Balassone, vice capo Dipartimento economia e statistica della Banca d’Italia.
Giorgetti: “La manovra tutela i redditi medi”
Non si è fatta attendere la replica del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. In audizione il titolare del Tesoro ha dichiarato come questa manovra tuteli “i contribuenti con redditi medi, ed estendendo la platea di chi aveva beneficiato del cuneo fiscale coinvolge il 32% del totale dei contribuenti per un valore del beneficio medio atteso di 218 euro all’anno”.
Rottamazione nel mirinio della Corte dei Conti
Sulla manovra interviene anche la Corte dei Conti. Nel mirino dei giudici contabili, la rottamazione. “La disciplina introdotta – ha dichiarato Mauro Orefice, presidente di coordinamento delle Sezioni riunite in sede di controllo della Corte – sconta, le criticità, più volte sottolineate dalla Corte, e, in particolare, la possibilità che la misura possa ridurre la compliance fiscale, il rischio che l’Erario possa diventare un ‘finanziatore’ dei contribuenti morosi, incentivando l’omesso versamento come forma di liquidità, l’incertezza sugli effetti sui saldi di finanza pubblica”.


