LONDRA – Duro colpo per la Bbc, costretta ad attraversare quello che secondo il Corriere della Sera è probabilmente il più grande scandalo dal dopoguerra. Al termine di una settimana segnata da dure contestazioni nei confronti della rete pubblica britannica, accusata di aver distorto alcune notizie, si sono dimessi il direttore generale delle news, Tim Davie, e la direttrice dei servizi giornalistici, Deborah Turness. “Come tutte le organizzazioni pubbliche, la Bbc non è perfetta”, ha dichiarato Davie presentando le sue dimissioni. Il direttore generale ha poi sottolineato che, nonostante i buoni risultati complessivi, sono stati commessi degli errori e ha rimarcato che la responsabilità finale di quanto accaduto debba ricadere su di lui.
Le polemiche sono scoppiate dopo l’inchiesta pubblicata dal Telegraph, storico quotidiano rivale della Bbc, da cui è emerso un documento di 19 pagine che ne denunciava la faziosità nella copertura della presidenza Trump, del conflitto a Gaza e delle persone transgender.
Secondo quanto riportato dal Telegraph, la Bbc avrebbe ritoccato immagini e frasi del discorso tenuto da Donald Trump il 6 gennaio 2021 con un montaggio che avrebbe alterato il senso delle parole dell’allora presidente, sconfitto alle urne poche settimane prima, facendo apparire un suo coinvolgimento diretto nell’incitamento all’assalto al Campidoglio. La reazione di Washington non si è fatta attendere: la Casa Bianca ha bollato la vicenda come “fake news al 100%” e accusato l’emittente di agire con un’agenda guidata da pregiudizi ideologici di sinistra.
Nel vortice della contestazione si è inserito anche Boris Johnson, che ha rilanciato gli attacchi all’emittente pubblica. L’ex premier ha annunciato il boicottaggio del canone e invitato i britannici a seguirlo, chiedendo le dimissioni del direttore generale Tim Davie. Per quest’ultimo, la situazione è precipitata quando la sfiducia è arrivata da dentro lo stesso servizio pubblico. In diretta tv, la ministra laburista della Cultura e dei Media Lisa Nandy ha criticato senza mezzi termini la gestione editoriale: “Le decisioni sugli standard e sulle linee guida sono incoerenti”, ha dichiarato, sostenendo che la qualità dell’informazione non sempre raggiunge il livello richiesto e che troppo spesso le scelte ricadono sul singolo giornalista o conduttore.
La crisi esplode in un momento particolarmente delicato. L’emittente si avvicina alla revisione del suo statuto, prevista per il 2027, e da mesi è sotto pressione politica. Nigel Farage, volto della destra populista, invoca un cambio di rotta radicale e torna a chiedere l’abolizione del canone, da sempre principale fonte di finanziamento della rete. La destra accusa la Bbc di essere il megafono delle cause progressiste. Per la televisione pubblica britannica non è più solo una questione di immagine: è una battaglia per la propria sopravvivenza.


