ROMA – Scontro politico sul Garante per la Privacy. Le opposizioni vanno all’attacco e chiedono l’azzeramento totale del collegio dell’Autorità, mentre il governo si difende e sottolinea come i membri siano stati eletti dal Parlamento durante il secondo mandato di Giuseppe Conte.
Le opposizioni: “Necessario un segnale di discontinuità”
“Penso che non ci sia alternativa alle dimissioni dell’intero consiglio, c’è un quadro grave e desolante sulle modalità di gestione che rende necessario un segnale forte di discontinuità”, afferma la segretaria dem Elly Schlein. Sugli scudi anche il leader pentastellato Giuseppe Conte che chiede “l’azzeramento del Garante che ha perso la necessaria forza, credibilità e autorevolezza”. E attacca la premier: “Meloni dichiara di non avere competenza sull’azzeramento: è ipocrisia, c’era quando da leader di FdI si scambiava messaggi con Ghiglia”, aggiunge Conte riferendosi al rapporto tra Meloni e Agostino Ghiglia, membro del Garante per la Privacy ed ex membro dell’Msi.

La premier Meloni: “Garante eletto durante il governo giallorosso”
“Questo Garante è stato eletto durante il governo giallorosso, quota Pd e 5s, e ha un presidente in quota Pd. Dire che sia pressato – precisa Meloni – da un governo di centrodestra mi pare ridicolo. Se Pd e 5s non si fidano di chi hanno messo all’Autorità, non se la possono prendere con me: forse potevano scegliere meglio”. In questo modo, la presidente del Consiglio e leader di FdI risponde agli attacchi delle opposizioni. Alle sue parole fanno eco quelle del responsabile organizzativo del suo partito Giovanni Donzelli: “All’epoca delle nomine, Fratelli d’Italia rappresentava appena il 4% dei parlamentari e le scelte erano interamente nelle mani di Pd e M5s. Delle due – spiega – l’una: o i dirigenti di Pd e M5s sono stati talmente sprovveduti da nominare un’Autorità che oggi definiscono vicina a noi, oppure sono così confusi da lasciarsi dettare la linea da Report e dal suo conduttore Ranucci. In ogni caso siamo favorevoli, con grande slancio e coerenza, allo scioglimento di qualsiasi ente o autorità nominata dalla sinistra”, conclude Donzelli.
Sigfrido Ranucci: “Meloni non può dire che Autorithy non è roba sua”
“Devo dire che mi ha colpito la dichiarazione della premier ieri quando ha detto che l’Authority non è roba sua, come se non fosse parte importante integrante al funzionamento di un’autorità che dovrebbe garantire la protezione dei dati dei cittadini. Anche perché ci sono dentro dei membri che sono stati eletti direttamente dal suo partito e anche dalla Lega”. Così il conduttore di Report Sigfrido Ranucci che sottolinea come quella dell’Autorità sia anche una delle pagine più brutte della democrazia degli ultimi anni.


