ROMA – Il sistema arbitrale italiano sembra non reggere più la pressione delle continue polemiche sugli errori che in Serie A si ripetono di giornata in giornata. Il rigore non assegnato alla Lazio – prima segnalato dal Var Di Paolo, poi revocato dall’arbitro Collu con la ricostruzione di un presunto fallo di Marusic – è solo l’ultimo cortocircuito. Dopo aver analizzato gli audio a Lissone, il designatore Gianluca Rocchi è apparso scosso e amareggiato. Per i vertici arbitrali il tocco con il braccio di Pavlovic non era punibile: gomito vicino al corpo, distanza minima, pallone deviato da Romagnoli. La scelta corretta sarebbe stata un semplice silent check o, al massimo, una on field review per confermare la non sanzionabilità. Invece è arrivata una toppa peggiore del buco: rigore segnalato dal Var, poi cancellato, poi calcio d’angolo negato.
Rocchi corre ai ripari
Dopo il caos di San Siro, la linea dell’AIA è questa: la “complessità” ha fallito. Quindi niente più interpretazioni filosofiche del protocollo, niente più esperimenti. Ora Rocchi cercherà di correre ai ripari, riportando alla “semplicità” delle cose il suo modo di intendere l’arbitraggio. Per il Corriere dello Sport “ne parlerà con i suoi ragazzi già dal prossimo raduno a Coverciano, la prossima settimana”. E pare che lo farà soprattutto con il gruppo Var, nel consueto briefing di Lissone il sabato mattina. Di Paolo resterà fermo per qualche giornata. Non è un caso isolato. Gli errori si accumulano: il rigore assegnato in Parma–Milan, l’intervento fuori protocollo in Milan–Fiorentina, decisioni ribaltate o confermate contro ogni logica tecnica. Chi siede nella sala di Lissone dovrebbe essere un punto d’appoggio per l’arbitro, non una zavorra che lo manda in tilt. «Chi era poco dotato in campo, continua ad esserlo anche davanti a un monitor», raccontano fonti CAN. Una constatazione che pesa come un giudizio definitivo.
Gli arbitri di campo tornano al monitor
Tra errori inspiegabili e decisioni cervellotiche, la categoria sembra disorientata. Il Var, da plus del mondo del calcio italiano, si sta rivelando un inutile fardello. Il problema potrebbe essere la poca qualità che c’è in chi sta dietro i monitor a Lissone. Da qui, dunque, l’idea di scegliere come Var agli arbitri di campo e non più gli ex direttori di gara. Ma, anche su questo versante, serve più chiarezza.
Altro episodio in Roma-Napoli
Nell’azione che porta al gol di Neres, Rrahmani interviene in scivolata su Koné e riesce a toccare il pallone: questo lo mette al riparo dal fallo, anche se la palla rimane lì e, senza quell’intervento, il centrocampista giallorosso avrebbe potuto andare verso la porta. Ciò che conta è la dinamica precedente al contatto: il tocco sul pallone cambia la direzione dell’azione e, di conseguenza, la decisione corretta era quella di non far intervenire il Var.
Il futuro: Football Video Support
Secondo Il Messaggero l’AIA starebbe guardando con interesse al modello sperimentato in Serie C: il Football Video Support. Nessun VMO – è l’arbitro che svolge questa funzione – davanti ai monitor, ma un quinto ufficiale a bordo campo che scorre le immagini senza giudicarle. La chiamata parte dalle panchine: due “challenge” per allenatore sulle quattro categorie revisionabili. Se l’intervento è corretto, il tecnico conserva la card. Altrimenti la perde. Ogni responsabilità torna a chi dirige sul terreno di gioco.


