ROMA – Ha un nome, un cognome e anche un nickname il presunto gestore del sito phica.eu, finito al centro dello scandalo delle foto rubate, tra le altre, a esponenti della politica, compresa la premier Giorgia Meloni. Ma anche ad attrici, giornaliste e influencer, poi pubblicate online senza autorizzazione e per giunta con commenti sessisti.
Il gestore del sito sessista
Vittorio Vitiello, 45 anni, imprenditore fiorentino nato a Pompei, è l’uomo su cui si stanno concentrando le indagini della procura di Roma e della polizia postale. L’informativa è arrivata ieri sul tavolo della procura capitolina dopo un incontro di due ore con il procuratore aggiunto Giuseppe Cascini. Poi, si aprirà un fascicolo. Non si esclude che i magistrati possano far confluire tutto all’interno dell’inchiesta già aperta sul gruppo Facebook “Mia Moglie”. Le ipotesi di reato sono revenge porn e diffusione di immagini a contenuto sessuale. Ma anche violazione della privacy e diffamazione aggravata. Sulla piattaforma, Vitiello si faceva chiamare “Boss Miao”, un nome in codice che si collegherebbe anche all’immagine del suo profilo, successivamente rimossa una volta scoppiato il caso.
La svolta dopo la denuncia della sindaca di Firenze
A condurre all’identità dell’imprenditore, già titolare dal 2023 di una piccola società in Italia, è stata la denuncia della sindaca di Firenze Sara Funaro, anche lei finita sul sito a sua insaputa. Le sue foto – si legge sul quotidiano La Repubblica – sono state prese da incontri pubblici, prima della campagna elettorale del 2024. A segnalarle alcuni suoi conoscenti. Poi, la denuncia. “È la prima volta che sento il nome di Vittorio Vitiello. Vorrei incontrarlo e fargli capire ciò che ha fatto”, spiega in un’intervista al giornale romano. Dopo la denuncia presentata da Funaro, l’imprenditore è stato ascoltato dagli investigatori del capoluogo toscano. Già in passato, nel 2019, pare siano stati effettuati su di lui alcuni accertamenti sempre per gli stessi motivi: segnalazioni per la diffusione di foto di personaggi pubblici.
L’admin smentisce le accuse di estorsione
Nel frattempo, sulla homepage del sito i contenuti pubblicati sono stati rimossi e l’admin in un lungo post ha smentito “ufficialmente” le accuse di estorsione, riferendosi a quanto dichiarato da una vittima a cui sarebbe stato chiesto di pagare “mille euro al mese” per la rimozione delle foto. Nel messaggio ha ricostruito la vicenda iniziata a dicembre 2023, quando un utente ha chiesto la rimozione di un messaggio di una persona iscritta alla piattaforma Onlyfans. Dopo aver eliminato “sempre gratuitamente” una serie di contenuti, avrebbe consigliato un servizio di ricerca a pagamento, con offerte da 250 a 1.000 euro, “per non perdere tempo a cercare i link sulle piattaforme” e rimuovere, così, il materiale dal sito.