Siria, al via la conferenzasul rientro dei profughifuggiti a causa della guerra

Si apre oggi a Damasco il meeting russo Sì dagli alleati siriani, contraria l'Ue

Prende il via oggi a Damasco la conferenza internazionale, fortemente voluta dalla Russia, sul ritorno in patria dei profughi siriani dopo le violenze scoppiate nel Paese dieci anni fa.

Secondo la visione russa, l’incontro indetto per oggi serve a sancire un accordo di pace tra le nazioni, oltre che il ripristino della legittimità internazionale del governo siriano, che vede a capo il Presidente Bashar al Assad.

Non sono d’accordo, tuttavia, l’Unione Europea, gli Stati Uniti e alcuni Paesi arabi che boicottano il meeting, sostenendo che il rientro in patria dei profughi debba avvenire in maniera volontaria e non forzata, mentre la Turchia è stata volontariamente esclusa per via del sostegno del regime di Erdogan ai terroristi.

Favorevoli invece i Paesi alleati della Siria, quali Iran, Cina e Russia, oltre che Libano, Oman ed Emirati Arabi Uniti che, da poco tempo, hanno ripristinato i rapporti con Damasco dopo anni di tensioni. Presente anche il Pakistan, al fianco dei Paesi alleati e l’Onu, in qualità di osservatore.

L’evento, che durerà due giorni e che si terrà nel Centro congressi di Damasco, è stato ufficializzato dopo la conferma di ieri, da parte dell’Agenzia governativa siriana Sana, e al termine di una serie di dichiarazioni da giorni in bilico.

Il Presidente siriano Bashar al Assad e quello russo Vladimir Putin si erano intrattenuti, già nella giornata di ieri, in una video conferenza per coordinare i lavori alla vigilia dell’incontro.

Secondo le stime, dal 2010 ad oggi, sono circa 10 milioni, su un totale di 20 milioni di abitanti, i siriani che sono stati costretti ad abbandonare le proprie case e le proprie città a seguito dei conflitti. Di questi, circa 4 milioni sono stati considerati sfollati interni, mentre 6 milioni sono comparsi come profughi all’estero, perlopiù rifugiati nei Paesi confinati quali Turchia, Giordania, Libano e Iraq. La restante parte ha dovuto dividersi tra Europa, Nordamerica, Africa e Asia.