Un contratto nuovo, che guardi al futuro dell’informazione e tuteli i giornalisti, con l’obiettivo di renderli meno ricattabili, anche economicamente. È questa la richiesta portata al tavolo con gli editori dalla Federazione Nazionale Stampa Italiana. Abbiamo fatto il punto con Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi.
Perché la Fnsi ha deciso di proclamare uno sciopero nazionale proprio in questo momento?
“Non c’è un momento migliore o peggiore. Si tratta solo di tutelare i diritti dei lavoratori. Abbiamo deciso di fare sciopero perché non abbiamo ritenuto queste tutele abbastanza sufficienti. La situazione è molto complessa. Abbiamo aperto una trattativa contrattuale nel 2024 con tanta fatica perché gli editori non volevano sedersi al tavolo. Poi si sono presentati, ma la loro idea di investimento sull’informazione non è la nostra. Per noi investire sull’informazione significa investire sui contratti, sul lavoro, rimettere al centro i giornalisti che fanno core business. Per loro invece è totalmente differente”.
Qual è l’idea degli editori?
“Quello che vogliono fare è risparmiare sui nuovi assunti. La loro idea è quella di un contratto win-win. Fanno finta di lasciare il contratto così com’è ai vecchi assunti, mentre i nuovi assunti non avrebbero più tutte le voci mobili dello stipendio: straordinari, notturni, domeniche e festivi.
Inoltre, già oggi le redazioni sono separate tra vecchi e nuovi assunti perché c’è stata una stratificazione negli anni. Una stratificazione che gli editori vogliono certificare per via contrattuale, chiudendo la stagione dell’attuale contratto Fnsi-Fieg – anche con aumenti sostanziosi per i colleghi che oggi lavorano – e aprendone una nuova, con un contratto di fatto depotenziato del 20% rispetto ai minimi oggi in vigore per chi comincia a lavorare”.
Cosa significa questo per le nuove generazioni di giornalisti?
“Significa che i giovani andrebbero a guadagnare il 20% in meno rispetto ai minimi del 2016, mica poco. Dividere per via generazionale è pericoloso e certificare che ci sono colleghi che valgono meno di altri sul lavoro è una cosa che il sindacato non vuole e non può fare”.
Quali sono state le richieste del sindacato alla Fieg?
“Abbiamo aperto la trattativa chiedendo un recupero del 20% – nel dettaglio, del 19,3% – perché c’era un’azione dell’inflazione molto forte sugli stipendi dei giornalisti. Oltre al lato economico, abbiamo portato tutta una serie di richieste normative. Ma abbiamo appurato che non c’era la volontà di risolvere il problema da parte degli editori, che hanno proposto un accordo ponte. Significa che si congela l’attuale contratto per tre anni e, nel frattempo, si va avanti nelle trattative per firmarne uno nuovo. Su questo tipo di accordo avevamo comunque chiesto un aumento di 250 euro. La loro risposta è stata di 120 euro e poi di 150. Ora la trattativa è sospesa, ma spero possa riprendere su nuove basi”.
Quali sono le condizioni perché la Fnsi torni a sedersi al tavolo con gli editori?
“Anche se si parla di accordo ponte, la condizione è proporre un aumento degli stipendi significativamente più forte perché stiamo parlando di un contratto che non si rinnova da dieci anni. Poi, possiamo pensare di rivedere il contratto in alcune parti anacronistiche, ma non possiamo parlare di una divisione netta tra nuovi e vecchi assunti. I giornalisti per noi sono tutti uguali e questa categoria ha bisogno di riprendere fiato”.
Quali norme ritenete necessarie per un corretto uso dell’intelligenza artificiale nelle redazioni?
“L’intelligenza artificiale va regolamentata. Gli editori non vogliono farlo per via contrattuale, vogliono semplicemente fissare dei paletti etici che possono essere un principio, ma non sono sufficienti. Bisogna assolutamente che si entri nella prospettiva che l’IA è utile. I giornalisti già la usano, ma non può sostituire il loro lavoro. Se non mettiamo dei paletti occupazionali, l’intelligenza artificiale, che è una tecnologia importante ma a bassissimo costo, presto sostituirà il 30% dei giornalisti, almeno di quelli che lavorano ai desk (giornalisti che si occupano della revisione e titolazione degli articoli, ndr.)”.
Se l’accordo con la Fieg non arrivasse, quali potrebbero essere i prossimi passi del sindacato?
“Vediamo se la Fieg riapre il tavolo o meno, perché altrimenti il prossimo passo è sicuramente quello di continuare la mobilitazione, anche prima del raggiungimento di un accordo. Il sindacato ha intenzione di fare delle azioni su tutte le aziende Fieg sia per quanto riguarda i comportamenti antisindacali sia per quel che concerne tutta una serie di aspetti: dal forfait alla disattenzione nei confronti del contratto vigente. Bisogna ritornare a una situazione di coerenza contrattuale”.
Che tipo di azioni?
(Ride, ndr.) “Diciamo che ci sarà una sorpresa”.


