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Dal sogno della democrazia al pugno di ferro di al-Sisi

di Lumsanews24 Febbraio 2017
24 Febbraio 2017

Era il 25 gennaio 2011 quando le autorità del Cairo tentarono invano di sopprimere con la forza la rivolta di massa contro lo stato d’emergenza imposto per trent’anni dal presidente Hosni Mubarak. Diciotto giorni più tardi, dopo l’uccisione e il ferimento di centinaia di manifestanti, Mubarak fu costretto a dimettersi e a lasciare il potere nelle mani del Consiglio supremo delle Forze armate (Scaf).

Fu a maggio del 2012 che l’Egitto vide salire al potere il primo presidente democraticamente eletto, Mohamed Morsi del partito Libertà e giustizia, vicino ai Fratelli Musulmani. Sembrava che la rivoluzione avesse vinto, così come nella vicina Tunisia che aveva destituito Ben Ali e approvato una nuova Costituzione di stampo democratico. Dopo pochi mesi, però, gli egiziani scesero di nuovo in piazza contro il nuovo governo, colpevole di aver firmato decreti liberticidi e di appoggiare i Fratelli Musulmani. Gli scontri tra i sostenitori di Morsi e i loro detrattori furono violenti, tanto che l’allora capo delle forze armate e ministro della Difesa Al-Sisi ordinò ai militari di intervenire. Il 3 luglio 2013 il presidente Morsi fu arrestato con la motivazione di inadeguatezza di fronte alle necessità del popolo e trasferito in un luogo segreto.

Le rivolte si allargarono a macchia d’olio, lo spargimento di sangue tra coloro che accusavano al-Sisi di colpo di Stato e i suoi acclamatori spinsero il governo militare a una repressione durissima. Quando il presidente ad interim al-Sisi sospese il diritto di manifestazione, dichiarando lo stato di emergenza, la soppressione trovò anche appoggio legislativo. A dicembre 2013 il governo provvisorio dichiarò i Fratelli Musulmani organizzazione “terroristica”, dopo un attacco alla Direzione della sicurezza di al-Dakahliya, a Mansoura, attribuito ai FM sebbene non ci fossero prove concrete. Dal giorno in cui al-Sisi divenne presidente (giugno 2014), il suo governo ha mantenuto un pugno di ferro contro la fratellanza musulmana e i sostenitori di Morsi.

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