TARANTO – Il governo ha presentato ai sindacati un piano per l’ex Ilva in otto slide. Il progetto, che ha anche l’obiettivo di accelerare i tempi dei lavori agli impianti e della decarbonizzazione, è stato immediatamente respinto da tutte le sigle sindacali. Usb, Uilm, Fim-Cisl e Fiom-Cgil lo hanno definito un piano di chiusura della fabbrica di Taranto, anche perché la cassa integrazione straordinaria avrà da subito una robusta impennata.
La cassa integrazione per 6.000 lavoratori su 10.000
L’esecutivo ha chiarito che “la rimodulazione dell’attività produttiva dal 15 novembre fino a dicembre, richiederà l’incremento del ricorso alla cassa integrazione che passerà da 4.550 a circa 5.700 unità con integrazione del reddito. A questo fine il governo presenterà una norma legislativa anche per garantire la copertura finanziaria dell’integrazione. Dall’1° gennaio, con la fermata delle batterie di cokefazione, si arriverà a 6.000 unità”. Nel prossimo mese lo scenario della cassa integrazione sarà questo e a pagarne le conseguenze maggiori sarà l’ex Ilva.
Gli interventi di manutenzione e la trattativa di vendita “segreta”
Il piano, inoltre, prescrive “interventi per la manutenzione di altoforno 2, altoforno 4, acciaieria 2, treno nastri 2, rete gas coke e agglomerato” ed entro marzo 2026 sono previste altre opere strutturali, probabilmente a carico del nuovo acquirente dell’impianto. Proprio su questo si è espresso il ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso che ha parlato di “trattativa riservata” con un quarto operatore interessato, dopo l’uscita di scena degli azeri di Baku Steel, del fondo americano Bedrock e del gruppo Flacks.
Il governo rimane disonibile “a proseguire l’approfondimento di tutti gli aspetti”
Una situazione complicata che il governo sta cercando di gestire con le pinze. Dopo l’interruzione delle trattative l’esecutivo ha espresso rammarico per la presa di posizione dei sindacati e ha confermato “in ogni caso la disponibilità a proseguire l’approfondimento di tutti gli aspetti e anche dei rilievi più controversi, sollevati dalle stesse organizzazioni sindacali alle proposte avanzate dal governo per la gestione operativa dell’azienda in questa fase transizione”.
La linea dura delle sigle: “Contesteremo la scelta con ogni mezzo”
Nonostante le voci sul potenziale acquirente “segreto”, le sigle hanno parlato chiaramente di un progetto di “chiusura”. Il segretario generale della Fiom, Michele De Palma, al termine del tavolo ha sottolineato la mancanza di “un sostegno finanziario al rilancio e alla decarbonizzazione” e ha annunciato la decisione unitaria di “contrastare la scelta del governo con tutti gli strumenti possibili”.


