PARIGI – È di nuovo scontro tra Francia e Italia, ma stavolta le dichiarazioni del vicepresidente del consiglio Matteo Salvini non c’entrano. Ad accendere la polemica, sono state le accuse mosse all’Italia dal premier francese François Bayrou durante un’intervista rilasciata ieri ai giornalisti delle reti transalpine. “L’Italia fa una politica di dumping fiscale”, ha detto il capo dell’esecutivo di Parigi. Intervistato nell’ambito della crisi di governo in atto nel paese, con il voto di fiducia previsto per l’8 settembre e il crollo che appare ormai inevitabile – salvo un compromesso dell’ultimo minuto tra i partiti – alla domanda sulla sua disponibilità o meno di ascoltare i socialisti su una maggiore tassazione ai francesi più facoltosi per sanare il catastrofico bilancio dello Stato, il primo ministro ha risposto così: “I cittadini più abbienti lascerebbero la Francia, perché ormai esiste una specie di, come si dice, nomadismo fiscale per cui i contribuenti vanno a vivere dove… L’Italia oggi sta facendo una politica di dumping fiscale”. Ovvero inciterebbe i cittadini francesi più ricchi a trasferirsi in Italia attraendoli con tasse meno elevate di quanto pagherebbero nel loro paese di origine.
Bayrou insiste e ripete la frase sul dumping quando uno dei reporter invitati ufficialmente a l’Hôtel Matignon (da 79 anni la residenza ufficiale del capo del governo francese), lo interrompe. L’intervista procede e subito si passa ad altri temi ma l’accusa non passa inosservata a Roma. Solo due ore dopo, l’omologa italiana Giorgia Meloni risponde con una nota molto dura pubblicata sul social X: “Stupiscono le affermazioni, totalmente infondate, del primo ministro francese Francois Bayrou, secondo le quali l’Italia starebbe facendo ‘dumping fiscale’, penalizzando la Francia. L’economia italiana è attrattiva e va meglio di altre grazie alla stabilità e credibilità della nostra nazione” scrive.
“Questo governo, ha addirittura raddoppiato l’onere fiscale forfettario a carico delle persone fisiche che trasferiscono la residenza in Italia”, prosegue Meloni. “L’Italia è piuttosto, da molti anni, penalizzata dai cosiddetti ‘paradisi fiscali europei’… Confidiamo che, dopo queste affermazioni del suo primo ministro, la Francia voglia finalmente unirsi all’Italia per intervenire in sede di Unione Europea contro quegli Stati membri che applicano da sempre un sistematico dumping fiscale, con la compiacenza di alcuni Stati europei”, conclude. Una posizione rilanciata unanimemente da tutta la maggioranza con Lupi di Nm che torna sulle “parole assolutamente inopportune” di Bayrou e una nota della lega che parla di “attacco ai lavoratori e imprenditori italiani”. Tesi confermata oggi anche dal Ministro degli Esteri Antonio Tajani in un’intervista al Messaggero, che si è detto “sbalordito”. Proprio mentre sul fronte interno, il premier francese viene dato già per spacciato dai commentatori francesi, si apre dunque un nuovo dissidio con l’Italia.
Ma quali sono dunque i paesi del Vecchio Continente maggiormente indiziate per l’attuazione di politiche fiscali scorrette? Micro-nazioni come il Lussemburgo e Monaco sono noti paradisi fiscali in Europa, a causa delle loro basse aliquote e delle leggi sulla privacy. Il secondo in particolare non ha un’imposta generale sul reddito delle società. Tuttavia, nel 1963 il piccolo Stato ha firmato un trattato con la Francia in cui si specifica che i profitti di alcune imprese sono soggetti a tassazione. Il piccolo Liechtenstein, tra Svizzera e Austria, ha un’imposta di base sul reddito delle persone fisiche pari all’1,2% e anche se i diversi comuni applicano un’imposta aggiuntiva sul reddito per un totale del 17,82%, le società non residenti pagano esclusivamente per i redditi conseguiti tramite immobili o filiali nel Paese. L’enclave italiana di San Marino ha voluto recentemente San Marino ha voluto attrarre nuove imprese introducendo uno sconto: dal 2013 in poi, tutte le nuove società beneficiano di una riduzione del 50% sull’imposta sulle società per i primi sei anni di attività nella repubblica. Ad Andorra, i non residenti pagano un’imposta sul reddito del 10% su tutti i profitti superiori ai 40 mila euro. Una tassazione molto bassa se paragonata a quella spagnola, dove per qualsiasi reddito superiore a 35.201 euro si paga il 37%. Non molto diversa la situazione per alcune isole britanniche, come Jersey, Man e Guernsey, dove le aliquote toccano al massimo il 20%.