People gather in protest to the election of Republican Donald Trump as the president of the United States in Seattle, Washington, U.S. November 9, 2016. REUTERS/Jason Redmond - RTX2SX8O

Le proteste bloccano gli Usa
Giovani, donne, latinos, neri
tutti contro Trump

Finito lo spoglio dei voti il grido Not My President!
risuona nelle strade di tutto il paese

Come un fiume in piena.  Si sono riversati, a decine di migliaia, nelle strade di Manhattan, a New York, circondando la Trump Tower. Sono dilagati nelle strade del centro della grande Mela, incontenibili, troppi per essere allontanati dalle forze di polizia. Hanno invaso le strade di Washington DC, bloccando Pennsylvania Avenue, la strada simbolo d’America davanti alla Casa Bianca. Così come a Chicago, Dallas, Los Angeles, Seattle, Oakland, Berkeley, Austin, Philadelphia, Portland, San Francisco. Sono i giovani, gli universitari dei college, gli studenti delle High School, i lavoratori ventenni, che avevano votato in massa per Bernie Sanders e che non vogliono rimanere in silenzio di fronte alla vittoria del candidato che considerano il più retrogrado e reazionario della storia degli Stati Uniti. Il movimento Occupy Wall Street, che aveva scosso l’America tra il 2009 e il 2011, è tornato in strada, questa volta più forte che mai.

Ma a gonfiare le fila dei manifestanti che inondano le città americane questa volta ci sono tantissime donne, di ogni età, scese nelle strade contro le prese di posizione in stile sciovinista esplicitate più volte dal candidato repubblicano. Ma anche molte sostenitrici e molti sostenitori della Clinton, scioccati dal risultato elettorale che sembrava irrealizzabile fino al giorno prima. E che invece si è materializzato, rendendo carta straccia tutti i sondaggi e le previsioni dei più autorevoli commentatori politici.

L’altra componente delle enormi manifestazioni che stanno scuotendo il paese è quella dei neri, guidati dal movimento Black Lives Matter, nato in seguito all’ondata di uccisioni di afroamericani commesse dalla polizia negli ultimi due anni. Sono scesi in strada in numeri che ricordano la stagione delle lotte per i diritti civili degli anni Sessanta.

E poi i latinos: ovunque, dal Texas alle città della East Coast fino alla California, protestano contro quella che temono diventerà la deportazione più grande della storia degli Stati Uniti, annunciata da Trump in campagna elettorale. Sono milioni infatti gli undocumented che vivono e lavorano da anni nelle città americane: con i nuovi provvedimenti che il neopresidente ha il potere di far approvare con facilità, grazie a Camera e Senato controllati dai repubblicani, da un momento all’altro potrebbero essere costretti a lasciare figli e famiglie.

Siria Guerrieri

Dottore di Ricerca, giornalista con la passione per Politica ed Esteri fin dai tempi dell’università. Nel 2010 e nel 2011 è a Washington DC per una borsa post-doc. Dal 2014 al 2016 collabora con la redazione di Rassegna, Rassegna.it e Liberetà, occupandosi di esteri e politiche dell'Unione Europea.