Terrore nel DarfurNel Sudan si temeun nuovo genocidio

Rastrellamenti, stupri, atti di guerra Si parla di oltre 6 milioni di sfollati

ROMA – Violenze, stupri, rastrellamenti, atti di guerra. Il conflitto che coinvolge il Sudan è una vera e propria emergenza umanitaria di cui nessuno parla. Uno spettro silenzioso che semina terrore e provoca esodi di massa verso gli altri paesi, tra cui il Ciad. Novemila vittime ufficiali, sei milioni di sfollati tra cui cinque milioni nel Paese e un milione in fuga. L’Onu fornisce i numeri impressionanti di una crisi umanitaria lontana dai riflettori, ma che si sta lentamente imponendo anche in occidente. 

Particolarmente coinvolta è la popolazione dei Masalit, che vive nella regione del Darfur, la stessa che all’inizio degli anni Duemila è stata vittima di un vero e proprio genocidio e su cui si affaccia la preoccupazione di un’ulteriore carneficina. Mentre proseguono incessanti i combattimenti fra l’esercito regolare del generale al-Burhan e il gruppo paramilitare di Mohamed Hamdan Dagalo, detto Hemetti, la popolazione civile fugge, gli ospedali vengono chiusi in massa e violenze vengono perpetrate senza pietà. In particolare, Rfs e milizie arabe sono accusate di bersagliare da anni i centri di sfollamento nella regione del Darfur con violenze brutali come rastrellamenti, esecuzioni sommarie e stupri. A inizio novembre un’incursione su Ardamata, nel Darfur occidentale, ha provocato 800 vittime della tribù dei Masalit. Le Rfs respingono qualsiasi addebito e deviano l’accusa dell’esercito regolare causando un botta e risposta che danneggia direttamente la popolazione civile. 

Schieramenti sul campo

Da una parte il gruppo paramilitare ribelle Rapid support forces (Rsf) nato nel 2013 e cresciuto ad oggi di oltre 100mila uomini, dall’altra l’esercito ufficiale di al-Burhan. La guerra in corso in Sudan è cominciata ad aprile 2023 ma ha radici ancora più lontane nel tempo. Prima alleate, le due fazioni hanno partecipato insieme al golpe nel 2021 che ha soppresso i tentativi di transizione democratica dopo decenni di dittatura di al-Burhan. Quando questo ha provato, con modalità sgradite al suo ex alleato, ad assoggettare i paramilitari sotto la sua ala, è iniziato lo scontro a Khartoum, la capitale, che poi si è diffuso in tutto il Paese, fino a raggiungere i confini con il Sud Sudan.

Per ora a dominare sono le forze paramilitari che si allargano nel resto del Sudan e che ha ottobre hanno espugnato Nyala, seconda città del Paese. L’esercito regolare invece controlla lo snodo fondamentale di Port Sudan, nel Mar Rosso. 

L’economia in crsi

Alla crisi umanitaria si somma quella economica. Il Ministero delle Finanze di Khartoum pronostica crolli del Pil fino al 20% nel 2023, la sterlina sudanese ha dimezzato il suo valore e la previsione sugli aiuti umanitari si aggira nell’ordine dei miliardi di dollari.

Sofia Zuppa

Nata ad Arezzo, città natale di Petrarca e Vasari, sono migrata nella dotta, la rossa e la grassa Bologna, città dai contorni caldi che mi ha amabilmente cresciuta. Infine sono piombata nell'antica ed eterna Roma. Un viaggio sempre intessuto dall'amore per lo studio e per il giornalismo, una passione che spero un giorno possa portarmi ancora più lontano...