Giorgio Bocca in una immagine del 26 marzo 2009. E' morto oggi pomeriggio nella sua casa di Milano, dopo una breve malattia, Giorgio Bocca. Lo rende noto la casa editrice Feltrinelli. Il grande giornalista e scrittore era nato a Cuneo il 28 agosto del 1920. ANSA/DANIEL DAL ZENNARO

La Resistenza felice
di Giorgio Bocca
“Il meglio del nostro Paese”

Esce il libro “Un’esperienza formidabile”
i ricordi del giornalista in due inediti

“Gli italiani nel peggio danno sempre il meglio. La Resistenza antifascista ne è stata la prova”. Questo il concetto che emerge da alcune conversazioni, tenute nel 2005 e nel 2009, da Giorgio Bocca con il regista e giornalista Teo De Luigi. Da esse è scaturito il libro “Un’esperienza formidabile. La Resistenza di Giorgio Bocca in un’intervista”, recensito stamattina in anteprima da Il Fatto Quotidiano. Il volume è stato appena pubblicato dalla casa editrice Araba Fenice di Boves, il paese in provincia di Cuneo che i nazisti bruciarono nel settembre 1943. Una scelta simbolica, per un libro che racconta le memorie di uno dei partigiani più in vista del movimento Giustizia e Libertà.

Intervistato in quelle due occasioni nella sua casa di Milano, il giornalista e storico piemontese tracciò un ritratto fedele della sua esperienza, che non rinnegò mai durante la sua vita. La sua testimonianza è quella di una Resistenza assolutamente allegra, viva, mai retorica o triste nonostante i venti mesi di guerra antifascista italiana. “Un’esperienza fantastica e formidabile, quasi incredibile per un Paese come il nostro pieno di ‘tira a campare’ e di ladri”, spiegava il partigiano Giorgio, senza omettere alcuni particolari. Ad esempio quella volta che fu costretto a giustiziare un ufficiale tedesco, episodio menzionato nel titolo della recensione del quotidiano, senza essere però approfondito al suo interno. Oppure lo sgomento tra i partigiani all’indomani del famoso Proclama Alexander, il generale che nel novembre ‘44 chiese loro di attestarsi su posizioni difensive. Bocca ha raccontato i contrasti che emergevano tra i partigiani stessi: quel fazzoletto verde al collo non significava sempre armonia totale. Ma anche l’appoggio, seppur silenzioso, di tutto il popolo che correva dei rischi per aiutare la causa antifascista. Una dimostrazione della capacità degli italiani di ribellarsi all’oppressione.

Giorgio Bocca morì circa due anni dopo l’ultima conversazione con De Luigi, il 25 dicembre 2011. Ma il suo pensiero riguardo all’Italia degli scandali e della corruzione del 2005-2009 suona più che mai attuale: “C’è da sperare che questo momento lasci un moto ascensionale e non di decadenza”.

Carmelo Leo

Nato a Messina nel 1993, ha conseguito la laurea triennale in Scienze delle Relazioni Internazionali e Politiche nel 2016 con una tesi dal titolo “Il declino del sogno americano: gli Stati Uniti nel tornante storico del Sessantotto”. Dopo qualche breve esperienza giornalistica online si è iscritto al Master in Giornalismo della LUMSA. Appassionato di storie, che siano esse libri, film, racconti, videogiochi o canzoni.