HomeCronaca “L’abbassamento delle soglie per le misure cautelari è preoccupante per minori”

“L’abbassamento delle soglie
per le misure cautelari
è preoccupante per i minori”

Camaldo della Statale di Milano

“Il carcere deve essere l'extrema ratio"

di Maria Sole Betti20 Settembre 2023
20 Settembre 2023

Lucio Camaldo, docente associato di Diritto processuale penale e Diritto processuale penale minorile all’Università degli Studi di Milano, ha spiegato a Lumsanews i contenuti del decreto baby gang e i profili giuridici che a suo avviso destano perplessità

Secondo lei l’inasprimento delle pene previsto nel decreto Caivano è un deterrente per la criminalità minorile?

“Diciamo che il provvedimento interviene in diversi settori, ma forse la parte più interessante dal punto di vista penale e processuale penale sono le misure limitative della libertà personale, e dunque l’arresto, il fermo e la custodia cautelare in carcere. In questo ambito, vengono abbassate le soglie previste attualmente dalla legge per poter applicare queste misure, passando da 9 a 6 anni”.

Aumentare le pene è la soluzione giusta o sono meglio altri percorsi?

“Non si tratta di aumentare le pene, ma di estendere l’applicazione delle misure che incidono sulla libertà personale anche a reati di minore gravità. Questo ovviamente è preoccupante perché è un settore molto delicato: parliamo di un diritto inviolabile garantito dalla Costituzione, ancora di più nel caso di soggetti minorenni nei confronti dei quali questo diritto va tutelato e limitato solo in casi circoscritti. Ci sono poi i provvedimenti amministrativi, ad esempio l’ammonimento del Questore anche per minori dai 12 ai 14. Anche qui in realtà la situazione è un po’ delicata perché è vero che non è un intervento penale, ma un intervento amministrativo. Tuttavia, questi soggetti tra i 12 e i 14 non sono imputabili”.

A proposito di imputabilità, la proposta è rimasta fuori dal decreto.

“A mio parere si sarebbe trattato di un intervento non adatto, una scelta troppo radicale. La soluzione non è abbassare la soglia quanto piuttosto trovare delle misure preventive e educative. Bisogna sensibilizzare le famiglie, gli istituti scolastici e tutte quelle agenzie educative che possono intervenire in modo più efficiente e fuori dalla responsabilità penale”.

Quanto alla responsabilità penale di cui vengono investiti ora i genitori? 

“Anche questa mi sembra forse una misura eccessiva. Si possono trovare misure diverse, magari anche facendo intervenire altri soggetti come i servizi sociali, piuttosto che delle figure che stimolino le famiglie a un maggior controllo o in alcuni casi che si sostituiscono anche ai genitori. Ma mandare i genitori in carcere non mi sembra assolutamente la soluzione giusta”.

Il dl Caivano, con le sue norme repressive, rappresenta un cambio di passo per la giustizia minorile?

“Assolutamente sì. Il carcere per i minori dovrebbe essere l’ultima soluzione sia nelle norme che nella prassi. Invece sembra proprio che si vada in controtendenza e che si voglia ampliare tutte quelle misure che in qualche modo vanno a limitare la libertà. Questo sicuramente è un intervento che va un po’ contro l’idea del carcere come extrema ratio, soprattutto nel caso di soggetti minorenni. Non ci sono dubbi che in alcuni casi il carcere sia necessario, ma ampliarlo così in astratto veramente mi sembra preoccupante. E anche contraddittorio, perché nello stesso decreto c’è una norma che invece per i reati con pena non superiore a 5 anni consente di iniziare un percorso rieducativo che se ritenuto positivo fa estinguere il reato. Questa a mio avviso è una soluzione un po’ strana perché esiste già la messa alla prova dei minori, che tra l’altro funziona molto bene e su cui si punta molto anche nella prassi e secondo me si andrebbe un po’ a sovrapporre”.

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