epa06240083 Two broken windows are seen on a high floor in the Mandalay Bay hotel facing thescene of the mass shooting at the Route 91 Harvest festival on Las Vegas Boulevard in Las Vegas, Nevada, USA, 02 October, 2017. Police reports indicate that a gunman firing from an upper floor in the Mandalay Bay hotel killed more than 50 people and injured more than 200 before police he was killed by police. EPA/PAUL BUCK

Las Vegas dopo la strageIl killer deteneva 42 armi rinvenuto anche esplosivo

59 morti e 527 feriti il bilancio finale 521 stragi di massa nell'ultimo anno

Il giorno dopo la strage gli inquirenti provano a ricostruirne la dinamica, con molti punti ancora da chiarire per la balistica. Secondo lo scenario descritto dall’Fbi il pensionato di 64 anni Stephen Paddock si è asserragliato al 32esimo piano del Mandalay Bay Resort e Casino sulla Strip di Las Vegas per scaricare sulla folla presente ad un festival di musica country centinaia di proiettili. I federali confermano che Paddock non aveva nessuna storia criminale alle spalle, nessun affiliamento a gruppi terroristici nonostante quanto annunciato da Amaq, la principale fonte di propaganda dello Stato Islamico, megafono del “Califfato”. Il fratello di Paddock ha subito parlato con i media: “Stephen non era un fanatico di armi da fuoco” e non aveva un passato da militare. All’apparenza un uomo qualunque, appassionato di gioco d’azzardo e musica country, nulla faceva prevedere questo eccesso di violenza ha dichiarato il fratello. Eppure all’interno dell’hotel Mandalay è stato ritrovato quello che la polizia ha definito “un arsenale”:

L’uomo è risultato in possesso di 42 armi da fuoco, fra pistole e fucili, di cui almeno venti introdotte nella stanza, oltre a migliaia di munizioni. Per trasportare le armi Paddock avrebbe utilizzato dieci valigie. A pochi passi del Mandaly Bay, l’FBI ha ritrovato la sua automobile contenente nel portabagagli del nitrato di ammonio, un composto chimico utilizzato anche per produrre alcuni esplosivi, e una piccola quantità di tannerite, un tipo di esplosivo a medio e alto potenziale formato da una miscela di nitrato e percolato di ammonio. Il bilancio definitivo della strage è di 59 persone e 527 feriti. La più grave sparatoria di massa della storia moderna degli Stati Uniti.

“Non esiste una pista di lavoro” ha dichiarato la polizia. “Non posso entrare nella mente di uno psicopatico”, ha detto Joseph Lombardo, lo sceriffo del dipartimento di polizia Metropolitano di Las Vegas, che sta conducendo l’inchiesta.  Paddock acquistò legalmente più di due dozzine di armi da fuoco diversi anni, secondo quanto riportato dal Washington Post. Pistole e fucili, un negozio di Mesquite, Nevada. I dipendenti hanno dichiarato di aver eseguito tutte le procedure richieste dalla legge e Paddock, secondo le testimonianze non avrebbe dato alcun segno di essere mentalmente instabile”.

E’ proprio il tema delle armi a tornare periodicamente dopo ogni strage. Donald Trump aveva fatto della difesa assoluta del Secondo emendamento un leitmotiv della campagna elettorale e il suo staff ha ribadito ieri che il Presidente non aveva cambiato idea in proposito. Solo pochi giorni fa, in un’elezione primaria repubblicana in Alabama per la corsa al seggio senatoriale reso vacante dal Segretario alla Giustizia Jeff Sessions, il vincitore, l’ex magistrato 70enne Roy Moore, ha chiuso l’ultimo comizio sfoderando una pistola a dimostrazione della sua fede. Dall’opposizione democratica – compresa l’ex rivale di Trump alle presidenziali Hillary Clinton – ieri si sono levati forti appelli per rendere più severi i controlli sulle armi e a resistere alle pressioni della National Rifle Association la lobby che da decenni si è affermata come potente macchina politica conservatrice in urne locali e nazionali al di là dei cinque milioni di suoi iscritti. Lo stesso tipo di appello fatto all’indomani di ogni strage e sempre caduto nel vuoto. Almeno fino a oggi.

Shooting at Route 91

Un post condiviso da Randy (girl) Kindred (@randy_kindred_girl_) in data:

Tra le richieste politiche dei democratici e il silenzio dei repubblicani (“Non è tempo di parlare di armi” ha dichiarato Trump) restano il sangue sulle strade di Las Vegas e il numero di morti, “destinato a salire” secondo quanto dichiarato da Lombardo. E mentre la polizia barcolla nella nebbia resta un dato, denunciato oggi dal New York Times: tra la sera del giugno 2016 (la strage di Orlando al locale LGBT “Pulse”) e l’ottobre 2017 sono trascorsi 477 giorni e sono passati sopratutto 521 mass shootings, le stragi di massa, quelle in cui l’assalitore spara in modo indiscriminato e le vittime sono più di quattro. Azioni dal congresso: zero.

 

Simone Alliva

Laureato all'università Lumsa di Roma in Scienze dell’informazione, comunicazione e marketing, ha iniziato la professione da giornalista pubblicista nei giornali locali della Calabria. Passando nel 2013 al settimanale “L’Espresso”, dove si è occupato di cronaca politica e diritti civili.